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Economia
Big tech, crisi e boom di licenziamenti non sorprendono: il caso Alphabet

Licenziamenti Alphabet e crisi big tech, perché non sorprendono

La decisione di Alphabet di licenziare più di 12.000 impiegati nel mondo ha destato non poco scalpore. Alla posticipazione dei bonus dei dipendenti, segue la scelta di lasciar andare il 6% della forza lavoro. Il fatto che la parent company non sia la sola a seguire questa linea – spiccano tra le altre META, Amazon e Microsoft – fa sorgere spontaneo il dubbio se la continua crescita del settore tech sia finalmente giunta a una conclusione.

Per rispondere è necessario capire le cause di questa decisione. Innanzitutto, la situazione economica generale ancora estremamente volatile impone cautela, soprattutto per un settore che ha trovato nella pandemia una situazione estremamente favorevole, con tassi d’interesse ai minimi storici e una forte crescita in domanda. A questo si va aggiungere quello che noi prevediamo essere un rallentamento dell’economia (se non addirittura una recessione), ed è quindi corretto aspettarsi da Alphabet una ristrutturazione aziendale volta a proiettarsi verso gli obiettivi a lungo termine, anzichè focalizzarsi sullo short term.

Ciò è supportato a livello microeonomico da un settore che nella nostra opinione sta raggiungendo un livello di maturità e quindi una fase con maggiore competizione, minori margini, e una crescita più ridotta, con dei RoIs più conservativi. Secondo le nostre stime, la chiave di volta per la futura crescita di Alphabet sarà l’impatto che il rallentamento economico avrà sui ricavi derivanti dalla pubblicità, fonte primaria di guadagno della compagnia, che si sono mostrati in netto calo nei primi 3Qs del 2022, ma che ci aspettiamo possano tornare a crescere dal 1Q 2023. Ciò che potrà fare la differenza tra Alphabet e i competitors sarà l’abilità della compangia di massimizzare questi ricavi, soprattutto dai lati ricerche e YouTube.

Al netto di questo, è chiaro come il managment di questi giganti dovesse prendere delle decisioni per ribilanciare le compagnie e tranquillizzare gli investitori. Non a caso la notizia è stata ben accolta dai mercati, che hanno visto il titolo guadagnare oltre il 3.5% nella giornata di venerdì. Nonostante il settore si stia stabilizzando dopo le grosse fluttuazioni a cavallo della pandemia, ci aspettiamo una crescita più lenta ma comunque stabile del budget pubblicitario che stimiamo cresca in media del 5% dal 2022 al 23, con una particolare attenzione alla sezione digitale, con aspettative di aumento intorno all’8% sullo stesso periodo di tempo, nota sicuramente piacevole per i tech giants. In conclusione, consideriamo Alphabet (così come le altrie tech giants) ancora classificabile come un buy, che, anche se con un leggero ridimensionamento, ha forti chance di ritorno alle valutazioni di Agosto 2022, ma ci sentiamo allo stesso tempo ben lontani dai rally di pre e durante la pandemia. 

*CEO di Smart Bank

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