Unicredit, 5700 esuberi in Italia. Il piano
Gli accantonamenti zavorrano i conti di Unicredit ma permettono alla banca di consolida il proprio bilancio. Un fattore che consente al titolo di volare in borsa oltre il 5% nonostante un rosso monstre. L'istituto archivia il 2013 con una perdita netta di gruppo di 14 miliardi di euro, a fronte dell'utile da 865 milioni di euro del 2012. Ai soci la banca proporrà il pagamento di un dividendo da 10 centesimi di euro per azione mediante attribuzione di azioni di nuova emissione o, su richiesta degli azionisti, mediante versamento in contanti
A pesare sono le svalutazioni degli avviamenti (4,5 miliardi) ma soprattuto gli accantonamenti sui crediti (13 miliardi), che portano il cash coverage ratio al 52%, il livello più elevato in Italia e in linea con quello dei principali istituti europei.
Rese le basi più salde, Unicredit punta in alto: prevede di registrare nel 2014 un utile netto di "circa 2 miliardi di euro", risultato che sarà "più che triplicato nel 2018 a 6,6 miliardi di euro". E "per imprimere un'ulteriore accelerazione alla sua crescita", Unicredit quoterà in borsa Banca Fineco e "valuerà" la cessione di Unicredit credit management bank (Uccmb), la piu' grande piattaforma di riscossione di crediti in Italia, a un operatore specializzato. Questo consentirebbe a Unicredit di estrarre maggiore valore dall'ottimizzazione del recupero crediti".
Nei prossimi quattro anni il percorso non sarà privo di ostacoli. Da qui al 2018 Unicredit prevede una riduzione dell'organico di circa 8.500 unità, di cui oltre 5.700 in Italia.
Per l'amministratore delegato, Federico Ghizzoni, quello appena chiuso "è stato l'anno della svolta. Ora siamo pronti ad aumentare ulteriormente la nostra offerta di credito e a dare supporto all'economia reale in Italia e in Europa''.
Nel 2013 i ricavi sono stati pari a 24 miliardi (-4,1% su base annuale), costi operativi a 14,8 miliardi (-0,1% su base annuale), Mol a 9,2 miliardi (-9,9% su base annuale). Common Equity Tier 1 al 10,4% phased-in (9,4% anticipando pienamenti gli effetti di Basilea 3),''esclusa la necessita' di un aumento di capitale'', spiega la nota della banca.
Dalla rivalutazione delle quote del capitale di Bankitalia, Unicredit che ne detiene il 22,1% ha beneficiato nell'esercizio 2013 di una plusvalenza netta di 1,2 miliardi e un miglioramento del coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 (CET1) di 35 punti base portandolo al 9,4% (10,4% phased-in). Le imposte sono state di 200 milioni.
Il titolo a Piazza Affari chiude in forte rialzo a +6,21% dopo aver toccato un massimo a +8%.