Economia
Borse europee: in rally con materie prime e bancari

Buon avvio di settimana sui mercati finanziari con le borse europee, senza la bussola di Wall Street chiusa per festività, che confermano la buona intonazione vista venerdì scorso grazie alle attese, non deluse dalle parole di oggi di Mario Draghi, di un intervento della Bce a marzo a sostegno della crescita nell'eurozona. Milano non fa eccezione e il Ftse Mib termina in rialzo del 3,19% riagganciando la soglia del 17.000 punti (a 17.041). A trainare il nuovo recupero dei listini, favorito anche dall'aumento dei prezzi del petrolio, sono le auto e le banche. Anche a Piazza Affari corrono i titoli finanziari con Bper che mette a segno il miglior risultato a fine giornata (+10,13%) seguita da Mps (+9,21%), Banco Popolare (+7,31%) e Bpm (+5,65%) impegnati per le prossime nozze, e da Unipol (+7,65%) e Unipol Sai (+5,92%) grazie ai conti diffusi venerdì. Tra i titoli minori, poi, Carige (+4,4%) reagisce in modo positivo alla volontà di rinnovare i vertici espressa al socio Malacalza. Sul listino principale, tutto positivo, si mettono in luce anche Finmeccanica (+4,85%), Mediaset (+4,57%) e Fca (+4,42%).
Le Borse cinesi, rimaste chiuse per una settimana, hanno riaperto senza giocare brutti scherzi al sentiment degli investitori, grazie anche all'intervento della Banca centrale cinese che ha rafforzato in maniera netta lo yuan. Nel dettaglio lo Shanghai ha archiviato la seduta in calo dello 0,6% a 2.746,2 punti, lo Shenzhen invariato a quota 1750,02 e il ChiNext in rialzo dell'1% a 2.116,84 punti. I listini del Paese della Grande Muraglia non sono quindi crollate come temevano gli investitori, anche grazie agli interventi della PBoC che non solo ha iniettato altri 10 mld yuan a favore delle banche commerciali con operazioni di breve termine, ma che ha anche fissato lo yuan a 6,5118 contro il dollaro, in rialzo di oltre l'1% rispetto al 5 febbraio, sui massimi dal 4 gennaio scorso.
Inoltre il governatore della People's Bank of China, Zhou Xiaochuan, ha affermato che Pechino non permettera' agli speculatori di dominare il sentiment di mercato, puntualizzando che la Banca centrale non introdurra' controlli sui capitali che non servirebbero a fermare le fughe di capitali, ma anzi potrebbero causare una perdita di fiducia da parte degli investitori nei confronti di Pechino. Zhou ha anche ribadito che non si sono ragioni che possano giustificare un continuo deprezzamento dello yuan e che la PBoC vuole mantenere la valuta locale stabile nei confronti di un basket di monete, non sono contro il dollaro. Inoltre l'Istituto non intende svalutare il renminbi per dare una spinta all'export del Paese in quanto i dati sulla bilancia commerciale sono solidi.
Lo Shanghai Composite ha quindi evitato il crollo dopo una settimana di chiusura, ma questo non significa che gli investitori possono rilassarsi. Sul fronte macroeconomico le esportazioni cinesi in yuan sono calate del 6,6% a/a a gennaio dopo il rialzo del 2,3% di dicembre. Le importazioni sono inoltre crollate del 14,4% dopo il +4% di fine 2015. Pertanto il surplus commerciale di Pechino e' salito a 406,2 mld yuan rispetto ai 382,05 mld del mese precedente. In dollari invece le esportazioni sono scese, per il settimo mese consecutivo, dell'11,2% a/a a gennaio, dopo il -1,4% a/a di dicembre, ben al di sotto delle previsioni di 13 economisti contattati dal Wall Street Journal che si aspettavano un calo del 2,4%. Sempre in dollari, le importazioni sono crollate del 18,8% a/a, dopo il -7,6% di fine 2015, anche in questo caso peggio delle attese (-4,6%). Il suplus in usd e' quindi salito a 63,29 mld dai 60,1 del mese precedente (60,5 mld il consenso).