Borse giù nonostante WS. Londra ko. Fed:"Rialzo dei tassi meno impellente"
Dopo il rimbalzo di ieri, sui mercati tornano a prevalere il nervosismo e la volatilita'. La mossa di Pechino di tagliare i tassi e ridurre le riserve obbligatorie delle banche, appare insufficiente a calmare le turbolenze finanziarie, come ha dimostrato ieri sera Wall Street, che in chiusura ha evaporato il rally iniziale, con un calo dell'1,3% del Dow Jones. La conferma e' venuta dall'Asia dove tutti si attendevano una riscossa dei listini, che e' riuscita solo a meta'. Tokyo e' rimbalzata a +3,2%, seguita dal +2,57% di Seul. Sembrava fatta, visto che Shanghai, pur procedendo in altalena, con alti e bassi mozzafiato dell'ordine dei tre punti percentuali, era orientata a chiudere col segno piu'. E invece nel finale proprio Shanghai e' scivolata, terminando con un deludente -1,3%, ai minimi da otto mesi e mezzo, seguita a ruota da Hong Kong a -1,52%.
Proprio mentre Shanghai chiudeva in calo, le borse europee aprivano in negativo di oltre un punto percentuale, lasciando intendere che il 'rimbalzone' di ieri era stato solo temporaneo e che sui mercati continua a tirare aria di burrasca. I mercati del vecchio continente chiudono negativi nonostante la buona tenuta di Wall Street. Ad accusare i ribassi maggiori è la borsa di Londra, che risente fortemente del calo delle materie prime. L'indice Ftse 100 cede l'1,68% a 5.979,20 punti con Antofagasta -3,1% e Anglo American a -1,99%. Pesante anche Shell (-2,45%), nonostante il recupero degli energetici a Wall Street. Il Dax di Francoforte arretra dell'1,29% a 9.997,43 punti, il Cac 40 di Parigi scende dell'1,4% a 4.501,05 punti, l'Ftse Mib di Milano lascia sul terreno lo 0,81% a 21.473,81 punti, l'Ibex di Madrid segna -1,08% a 10.006,2 punti. In lieve rialzo Atene (+0,16%). Solida apertura invece di Wall Street, che ha ricevuto un impulso positivo dai dati sugli ordini di beni durevoli in Usa, cresciuti a sorpresa. L'indice Dow Jones avanza dell'1,79% e il Nasdaq cresce dell'1,91%.
Intanto, sul valutario, l'euro, intanto, chiude debole e continua ad attestarsi sotto quota 1,15 dollari. Numerosi i fattori di incertezza che disorientano gli operatori, in primis le prossime mosse delle banche centrali. Se la Bce, attraverso il consigliere esecutivo Peter Praet, ha segnalato un "incremento dei rischi al ribasso" che potrebbero allontanare l'obiettivo di un'inflazione al 2%", il presidente della Federal Reserve Bank di New York, William Dudley, ha ammesso quello che i mercati avevano gia' intuito: a fronte delle recenti turbolenze finanziarie, un aumento del costo del denaro di interesse Usa a settembre, che appariva scontato fino a pochi giorni fa, e' tutt'altro che scontato. "Un rialzo dei tassi a settembre mi sembra meno impellente rispetto a poche settimane fa", ha affermato Dudley, avvertendo sui "crescenti rischi" per le prospettive dell'economia americana.