Borse in rosso, lo spread risale a 290. Milano chiude a -1,1% - Affaritaliani.it

Economia

Borse in rosso, lo spread risale a 290. Milano chiude a -1,1%

Dazi e Wto, Trump agita i mercati

Donald Trump minaccia nuove spallate sul commercio globale. Intanto l'Argentina e la Turchia continuano ad essere fattore di tensione per i mercati, in particolare quelli emergenti: in India ed Indonesia le monete hanno subito pesanti ribassi. In Italia, invece, l'attenzione si punta tutta sul debito pubblico con lo spread tra Btp e Bund tedeschi che torna a vedere quota 290 punti, in attesa di un possibile giudizio di Fitch.

Le Borse europee si confermano deboli sui timori di guerre commerciali: Milano termina la giornata in calo dell'1,1%, Francoforte cede lo l'1,04%, Londra l'1,11% e Parigi l'1,3%. Wall Street è contrastata: quando chiudono i mercati europei, il Dow Jones torna in rosso dello 0,2%, lo S&P500 è invariato e il Nasdaq sale dello 0,15%. Stamattina Tokyo ha registrato una chiusura in calo dello 0,02%. Sydney ha limato mezzo punto e Hong Kong lascia sul terreno quasi l'1 per cento. Male ovviamente la Cina: Shanghai ha perso lo 0,5% e Shenzhen l'1,2%.

Nella serata di ieri è emersa l'indiscrezione della Bloomberg secondo la quale la Casa Bianca sarebbe pronta a far scattare dazi su altri 200 miliardi di import dalla Cina, misura ventilata già in passato. La nuova tagliola potrebbe arrivare già la prossima settimana, al termine del periodo pubblico di consultazione sulla misura e sui beni da colpire. Sarebbe un salto di dimensioni importanti, considerando che fino ad ora sono entrate in vigore tariffe su 50 miliardi di beni, alle quali ha risposto Pechino con misure di pari entità. Proprio dalla Cina, gli indicatori Pmi sul settore manifatturiero stanno dimostrando una resilienza sorprendente: oggi l'indice di agosto che anticipa l'andamento delle industrie grazie all'intervista dei direttori degli acquisti si è portato a 51,3 punti, dai 51,2 di luglio e sopra la soglia di 50 punti che separa la contrazione dall'espansione economica.

Ma Trump non si è fermato alla minaccia di nuovi dazi verso il gigante asiatico. Ha poi rincarato - intervistato da Bloomberg - con la suggestione di ritirare gli Usa dall'Organizzazione mondiale del commercio (il Wto), uno scenario che rappresenterebbe un colpo al sistema commerciale multilaterale che la nazione contribuì a creare dopo la seconda guerra mondiale. E ha chiuso le porte alla proposta avanzata dall'Europa di ridurre a zero tutti i dazi, inclusi quelli sulle auto, in una mossa clamorosa di reciproca distensione: l'idea della commissaria per il Commercio Cecilia Malmstroem, però, "non è abbastanza buona" per Trump. Ha risposto il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, chiarendo che l'Ue risponderà nel caso in cui gli Usa dovessero imporre dazi alle importazioni di auto prodotte nel Vecchio continente. Nessuna schiarita neppure sul fronte del Canada, che per ora è rimasto fuori dall'accordo Usa-Messico che rivede il Nafta: "Non siamo ancora arrivati" a un compromesso, ha detto ai giornalisti la ministra degli Esteri canadese, Chrystia Freeland, durante una pausa dalle negoziazioni con il rappresentante del Commercio statunitense Robert Lighthizer.

Venendo alle faccende domestiche, l'attenzione resta concentrata sullo spread tra Btp e Bund tedeschi dopo che le aste di titoli di Stato della settimana hanno mostrato un sensibile incremento degli interessi richiesti dagli investitori: ieri il decennale piazzato dal Tesoro è tornato sopra il 3% per la prima volta dal 2014. L'aumento dei rendimenti comporta già un incremento delle spese per interessi di circa 900 milioni, secondo la stima del direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici, Carlo Cottarelli. Erano livelli attesi, a giudicare da quel che succede sul mercato secondario da un po'. Oggi il differenziale sul Bund tedesco ha vissuto una giornata di saliscendi: prima si è ristretto in area 280 punti base, poi è risalito fin sopra 290 punti per chiudere la giornata su quella soglia (piattaforma Bloomberg) con rendimento superiore al 3,2%. Questa sera potrebbe poi arrivare il giudizio di Fitch sull'Italia, significativo in vista della scrittura della legge di Bilancio. Intanto si registra la tensione anche sullo spread a due anni, indicatore dei timori degli investitori per la tenuta a breve termine delle finanze pubbliche: il differenziale su questa scadenza con la Germania a fine giornata si colloca a 205 punti base. In questa tipologia di titolo, la Spagna è distante da noi ben 175 punti base.

L'euro chiude in ribasso nei confronti del dollaro passando di mano a 1,1634 contro 1,1659 di ieri. In ribasso anche nei confronti della divisa giapponese, venendo scambiato a 128,98. Dollaro/yen a 110,88. A Piazza Affari è protagonista Atlantia, nell'occhio del ciclone dopo il crolle del Ponte Morandi gestito dalla controllata Autostrade: quest'ultima conferma di credere di aver fatto tutto quanto in suo dovere nell'ambito della concessione. Male Tim, che aggiorna i minimi dal 2012. Tra i titoli peggiori anche Pirelli, in calo fino a 3 punti ercenruali: non tanto per l'esposizione in Argentina (3% del fatturato), quanto per un report di Beremberg sulla stessa Pirelli e su Goodyear, secondo il quale il segmento 'premium' degli pneumatici comincia ad essere sovraffollato - si legge nel documento - e consiglia agli investitori di alleggerirsi.