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Economia
Qualla Casta che ora Renzi deve spazzare. Ecco il male dell'Italia

di Francesca Morandi

L'Italia è oggi in ginocchio e le ragioni sono molteplici, ma una di queste è chiara e semplice: "L'attuale crisi italiana è da attribuire soprattutto all'incapacità della nostra classe dirigente di gestire la "cosa pubblica", condurre una politica economica efficace e guidare quella estera nell'interesse del Paese". Lo afferma Alessandra Nannei, economista, saggista ("Italia, Occidente mancato" ed. Mondadori e "La Nuovissima Classe" SugarCo) e autrice del blog http://naxis28.blogspot.it/ e http://www.immobilismodellapolitica.it/politica/, secondo la quale, tra le maggiori piaghe della nostra politica c'è "l'abitudine all' "ammucchiata di governo", i patti segreti tra destra e sinistra, che hanno annullato ogni feconda opposizione al governo.  A questo aggiungiamo corruzione, iper-burocrazia, sfide economiche globali che i nostri politici non hanno neppure saputo riconoscere e una sorta di "soggezione" a livello internazionale … il risultato è stato lo sfacelo del Paese".

Da dove parte la crisi della politica e dell'economia italiana?
"Le classi politiche degli ultimi decenni hanno contribuito alla dilapidazione dell'industria italiana, dalla chimica alla farmaceutica fino a quella automobilistica, in un sistema di collusione tra imprenditoria e politica mosso da interessi reciproci perversi: finanziamenti ai partiti e sostegno elettorale in cambio di favori economici. Così grandi aziende pubbliche sono state svendute o messe nelle mani di imprenditori mediocri che hanno pensato ai propri guadagni personali, lucrando sui soldi dei contribuenti. Molta parte di questa opera di distruzione industriale è da attribuire, dagli anni'70, congiuntamente alla DC e al PCI, che con il compromesso storico hanno agito senza controllo. Ma tale decadimento è continuato anche nella seconda repubblica. La nostra classe dirigente è rimasta immobile anche di fronte agli enormi cambiamenti che sono avvenuti nell'economia globale e, quindi, non è stata capace di guidare l'Italia verso nuovi orizzonti economici, verso l'innovazione. E oggi viviamo una fase di arretratezza".

A cosa si riferisce? Ci spieghi …
"Sino alla fine degli anni Sessanta la base dell'economia era la produzione di beni, di prodotti, poi c'è stato un mutamento, anche a fronte del fatto che il consumo di materie prime non era più sostenibile per quel tipo di economia. Si è così passati a un tipo di economia non più basata sulla "produzione di prodotti" ma sulla "produzione di idee", di innovazione tecnologica. Questo tipo di economia ha tuttavia portato a spostare i centri di produzione dalle fabbriche, piene di masse di operai, a una cerchia ben più limitata di lavoratori, molto ben istruiti e "iperspecializzati", capaci di produrre innovazione tecnologica. Anche per questo si è creata una disoccupazione così ampia che difficilmente sarà riassorbita. L'Italia non ha puntato sulla ricerca, sul know-how di servizi innovativi ed esportabili, ma è rimasta prevalentemente ancorata a un'economia vecchia. Oggi questa nuova economia presenta una forte domanda di tecnologia ma anche di brevetti e vaccini nel settore della farmaceutica.  L'Italia ha sempre puntato sulla chimica di base, la raffinazione, piuttosto che sulla "chimica fine",  tenendo sempre lo sguardo sul contingente piuttosto che usare, e osare, una prospettiva lungimirante. E oggi ne paga le conseguenze".

I critici dell'UE affermano che la finanza sta "scavalcando" l'economia reale in Europa, a danno di masse di lavoratori.  Che ne pensa?
"La denuncia della "dittatura della finanza" è sempre stato un cavallo di battaglia della sinistra fin dall'800 quando avvertiva sui pericoli di una entità non facilmente controllabile. A fronte dell'evoluzione dei sistemi economici, sempre più interconnessi, e con la crescita degli scambi mondiali, certamente sotto la spinta della globalizzazione, la finanza è diventata sempre più necessaria per alimentare il sistema capitalista su scala planetaria. C'è stato dunque un grande aumento di strumenti finanziari, con abusi gravi che, come sappiamo sono stati all'origine dell'attuale crisi economica, ma non parlerei  di "dittatura della finanza". Non vedo concreta l'idea di un governo mondiale anche se l'egemonia americana esiste. Come tutti gli Stati, gli Usa cercano di aumentare la propria influenza nel mondo e sono capaci di ottenerla sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo della supremazia politica. Una logica che conseguenze disastrose in molte parti del mondo. Lo vediamo bene oggi in Medio Oriente e Nordafrica".

Quanto scelte sbagliate dei nostri governi in politica Estera hanno danneggiato il nostro Paese?
"I governi che si sono succeduti non hanno mai avuto il coraggio di contraddire l'alleato americano facendo valere i propri interessi come, invece, sono stati capaci di fare Francia, Gran Bretagna e Germania. Lo abbiamo visto con la guerre in Somalia, Kosovo, Libia, e oggi lo vediamo con lo scontro tra la Nato e la Russia sull'Ucraina. Non sempre le politiche di Washington e dell'UE coincidono con gli interessi dell'Italia e i nostri governanti dovrebbero tutelare, innanzitutto, il nostro Paese".
 

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