Economia
Cda Mediobanca, Bivona col Paperone d'Islanda. Grana conflitto d'interessi

Mission: dismettere la partecipazione del 13% in Generali per concentrarsi sul corporate&investment banking e cambiare ancora lo statuto (oltre alle modifiche proposte dal consiglio di amministrazione uscente che saranno sottoposte al voto dei soci a fine mese), specie nella parte che prevede di riservare nella lista di maggioranza tre posti ai manager interni.
Il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel
Mentre in Piazzetta Cuccia è arrivata anche l’attesa lista di Assogestioni (l’altra è quella del consiglio di amministrazione uscente presentata due settimane fa), il fondo attivista londinese Blue Bell, fondato da Giuseppe Bivona e da Marco Taricco e di cui l’ex Bulgari Francesco Trapani è presidente, parte all’attacco del management di Mediobanca, presentando (in via di ultimazione, arriverà domani entro la scadenza di mezzanotte) una lista di minoranza per il rinnovo del Cda insieme al family office Novator Capital, in modo da poter disporre dell’1% del capitale necessario al deposito.
La lista, per il triennio 2021-23 che dovrà passare al vaglio dell'assemblea del 28 ottobre, indica quattro candidati indipendenti, anche se per qualcuno di questi già si profila all’orizzonte qualche problema di conflitto d’interesse. In particolare, per il cinquattontenne William Nott, dal 2017 al 2019 presidente dell'Efama, l'associazione europea dell'asset management e attuale amministratore delegato di Syz Asset Management, società svizzera del risparmio con oltre 10 miliardi (in chf) di masse gestite.
La presenza di Nott in Cda configgerebbe con il grande driver di crescita del private banking-wealth management che il Ceo Alberto Nagel ha previsto per la merchant bank milanese nell’ultimo piano industriale, strategie che saranno completato proprio dal board entrante e materie su cui Nott dovrebbe astenersi (quindi molto frequentemente) quando trattate in consiglio. Gli altri nomi inseriti da Bivona sono quelli di Elisabetta Olivieri, ex amministratore delegato di Sirti, di Riccardo Pavoncelli, ex amministratore delegato di Lazard Italia e di Alessandra Gavirati, fondatrice della Spac Life Care Capital.
Qualche punto interrogativo anche su Novator, boutique islandese con sede a Londra e uffici in Lussemburgo, fondata e diretta dal cinquantatreenne businessman Thor Björgólfsson, l’uomo più ricco d’Islanda che in passato ha diretto i propri investimenti concentrandosi su media e hi-tech e mai sulle banche.
Con un’eccezione: nel 2002 quando al termine di una controversa privatizzazione, mise le mani sul 45% di Landsbanki, la seconda banca del Paese che nella crisi finanziaria del 2008-2011 finì a gambe all’aria per i famigerati titoli Cdo connessi ai mutui subprime americani. Una crisi in cui tutti e tre i più grandi istituti di credito di Reykjavík fallirono e lo Stato fu costretto a dichiarare bancarotta. Una vicenda al termine della quale Björgólfsson scrisse una lettera di scuse a tutti i 360 mila islandesi.
@andreadeugeni