Il 2014 in Cina, tra sfide da affrontare e opportunità da cogliere
di Mariella Colonna
Il 2014 per la Cina sarà un anno ricco di sfide da affrontare e di opportunità da cogliere. Le preoccupazioni sono diverse e intricati i nodi da sciogliere: il governo cinese sta lavorando per tenere sotto controllo la crescita del debito pubblico locale che a metà del 2013 era pari a circa 17mila miliardi di renminbi (RMB) e per risolvere il problema del finanziamento locale con una riforma delle tasse.
Secondo Kristina Sandklef, macroeconomista Asia di East Capital, il rallentamento dell’economia cinese non prevede nel breve periodo un intenso programma di sviluppo come quello registrato nel biennio 2008/09 e - checché se ne dica – ciò è una buona notizia perchè la necessaria ristrutturazione economica (che include anche il debito pubblico locale) sarà affrontata nel medio periodo e il lancio di un ampio programma di crescita posticiperà le necessarie riorganizzazioni.
Il debito pubblico locale non inquieta molto gli investitori per una serie di ragioni. In primis perché i leader cinesi hanno assicurato che non sfuggirà al loro controllo. In secundum, la maggior parte del debito è in renminbi (RMB) più facile – dunque - da gestire per la Banca Popolare Cinese. Infine, i governi indebitati possiedono fabbriche, terreni, proprietà, garanzie dai quali ottenere profitti.
Mentre preoccupa il sistema bancario ombra e relativi prodotti di investimento. Il recente default di un paio dei più grandi fondi fiduciari del Sol levante e la sparizione (si è letto) di alcuni proprietari ha messo tutti in allerta in ragione di alcune affermazioni della Industrial and Commercial Bank of China, tra le principali banche di Stato cinesi collegate ai fondi medesimi, che non intendeva salvare gli investitori successivamente compensati con il valore nominale dell’investimento.
Il capitolo delle ‘riforme’ è reale secondo le intenzioni del presidente Xi Jinping, ma non si traduce in rapidi mutamenti a causa di aggrovigliati interessi statali. Che il cambiamento sia partito è certo e lo dimostra la campagna anticorruzione che ha incominciato a rimuovere i nemici delle riforme.
Infine, per quanto riguarda l’odierno tapering statunitense (rallentamento di riacquisto di asset sul mercato), al contrario, potrebbe portare benefici perché potrebbe significare una ripresa dell’economia USA con una conseguente ripartenza delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti con immancabili effetti positivi. Non dimentichiamo che la Cina vanta la più grande riserva di valuta estera di sempre pari oggi a 3,8mila miliardi USD e la sua valuta è più immune di quella di molti altri Paesi emergenti come, ad esempio, Indonesia e Turchia.
Il 2014 secondo il calendario cinese è l’anno del cavallo e gli esperti astrologi dicono che sarà l’anno del cambiamento. A ‘cavallo’ – manco a farlo apposta – tra gli ultimi giorni del 2013 e l’inizio del 2014 si è detto addio alla politica del figlio unico vigente da 30anni.
I presupposti per la crescita ci sono. Saranno perseguiti con coraggio? Staremo a vedere!