Cina, il partito abdica al mercato: "I fallimenti sono inevitabili"
E' il mercato (cinese), bellezza. Anche il partito fa un passo indietro: non interverrà nei casi di default di imprese cinesi. Lo ha confermato il premier Li Keqiang di fronte a un sistema finanziario che vacilla. Il primo caso è quello della Chaori Solar, una società produttrice di pannelli solari che ha ammesso di non riuscire a a pagare 89,8 milioni di yuan (10,7 milioni di dollari) in obbligazioni. E Pechino? Alza le mani. Il governo cinese non mira più a entrare nel capitale di imprese private ma punta, al contrario, a far spazio nei settori un tempo monopolizzati dallo Stato.
Una scelta dettata dalle esigenze. Li Keqiang ha ammesso che i default da crediti inesigibili saranno "difficile da evitare", anche se sarebbero "casi isolati".
Se fino ora Pechino e le banche statali sono sempre intervenute per evitare i fallimenti (senza disprezzare l'ingresso nel capitale), adesso il governo è orientato a "lasciare che il mercato svolga il suo ruolo". Una rivoluzione. In compenso, Li Keqiang ha promesso "maggiori controlli", per evitare che il rischio finanziario di alcune imprese si trasformi in un rischi sistemico.