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Economia
Cna Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, quali prospettive per il 2020-2021

Perdite per 16 miliardi nel manifetturiero nella sola Lombardia e del 67% del fatturato nel turismo estivo insieme con Veneto ed Emilia Romagna, un balzo indietro delle tre regioni di vent’anni del prodotto interno lordo. Se per il 2021 è prevista una parziale ripresa e una crescita del 7,2%, dall’analisi della Fase 2 emerge una contrazione senza precedenti delle economie regionali. È quanto risulta dai dati dell'Osservatorio economia e territorio realizzato da Centro Studi Sintesi di Mestre “Gli effetti del Covid-19 sull’economia dei territori” per le Cna di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Oltre a una comparazione dei risultati tra le tre Regioni, sono stati presentati i focus regione per regione. Le Cna hanno inoltre tracciato insieme la rotta per la ripresa.

Le misure di contenimento durante il lockdown e la Fase 2 (marzo-giugno 2020) hanno complessivamente portato alla sospensione del 30% delle attività economiche in Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, causando perdite per 90 miliardi di euro, ovvero il 6,4% del valore annuo. Il Lombardia in particolare si sono persi 49,5 miliardi. I settori più colpiti sono stati il commercio, il turismo, i servizi alla persona, l’edilizia e il manufatturiero.  Quest’ultimo ha registrato perdite per 16,1 miliardi.

Per quanto riguarda il turismo sono a rischio i 2/3 del fatturato delle imprese, per oltre 29 miliardi di euro. In particolare a subire la più forte flessione è il Veneto (-71%), i cui flusso turistico è più legato alle presenze straniere, seguono Lombardia (-67%) e Emilia Romagna (-63%).  

Le limitazioni hanno inciso fortemente anche sulle iniziative imprenditoriali: infatti tra marzo e maggio 2020 il numero di nuove imprese nelle tre Regioni si è dimezzato rispetto allo stesso periodo 2019. La Lombardia ha registrato il dato più negativo con -52%, seguono Emilia Romagna -47% e Veneto -40%.

Secondo l’indagine, il Pil delle tre regioni farà segnare una contrazione più ampia rispetto alla crisi conseguente al fallimento di Lehman Brothers nel 2008, stimando perdite superiori a 9 punti percentuali. In Lombardia questo si traduce in un balzo indietro di venti anni. A fronte del valore negativo, si stima nel 2021 una prima ripresa: +7,2%. Percentuale che da sola non basterà a colmare la caduta attuale.

Il contributo al Paese. Nasce Lover, insieme per lo sviluppo                                                                                   Cuore pulsante delle economie regionali sono ancora una volta le micro e piccole imprese che occupano un ruolo di rilievo all'interno dei sistemi economici regionali. Le attività con meno di 50 addetti esprimono il 57 per cento del fatturato complessivo. L'artigianato è il motore dell'export che tra il 2010 e il 2019 ha fatto registrare una crescita quasi ininterrotta: in media nelle tre regioni è cresciuto del 42 per cento. Lo stesso dicasi per il turismo che dal 2015 vola, generando quasi il 9 per cento del Pil. Le presenze turistiche, fino all'anno scorso, sono cresciute di circa il 18 per cento e nelle tre regioni hanno generato 43,5 miliardi di euro, oltre ad impiegare 583mila 689 addetti. Eppure nonostante una situazione di sostanziale crescita il numero delle imprese negli ultimi dieci anni è diminuito: secondo lo studio del 3,8 per cento. Ma è la debole crescita del Pil l'aspetto che maggiormente preoccupa, attestandosi su livelli ampiamente inferiori rispetto a quella delle altre regioni leader in Europa. Tra il 2010 e il 2019 il divario con i lander tedeschi si è ampliato: in termini di Pil pro-capite, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto hanno perso molte posizioni nella graduatoria europea.

Per dare nuovo impulso ai territori locomotiva d'Italia e rilanciare le imprese del territorio le tre Cna hanno deciso di fare squadra e dare vita a 'LOVER' (Lombardia – Veneto – Emilia Romagna) un progetto che fungerà da contenitore di proposte e nuove iniziative di stimolo ai territori regionali e alle attività imprenditoriali.

“Questa pandemia ci ha mostrato che per superare le difficoltà è necessario da un lato che ognuno faccia la propria parte e dall'altro di fare squadra”, commenta il presidente di Cna Veneto, Alessandro Conte. “Abbiamo bisogno di strumenti che superino gli schemi, anche regionali, e che facciano in modo che dalla collaborazione tra le tre regioni si creino nuove occasioni di sviluppo. L'indagine mostra come, sebbene in misure diverse, export, turismo, manifattura e la filiera della casa, siano gli asset condivisi sui quali puntare”.

Il presidente di Cna Lombardia, Daniele Parolo (nella foto), parla senza mezzi termini: “Bisogna prendere il toro per le corna, con misure dotate di potenza di fuoco, lungimiranza e velocità di impatto. Oggi bisogna pensare a rimettere in moto la macchina dell’economia e della domanda, ma non possiamo eludere nodi strutturali, a partire da una massiccia dose di semplificazione amministrativa e di costruzione di una politica industriale e di sviluppo molto concentrata sui driver della crescita futura, a partire dall’innovazione orientata all’efficienza energetica e alla sostenibilità. Un impegno massiccio, anche di energie intellettuali, deve riconsegnarci una sanità capillare sui territori e pronta a sostenere le persone, vero cuore della nostra propensione allo sviluppo. Credo infine che questa emergenza ci riconsegni intatto il tema di una valorizzazione del contributo allo sviluppo del Paese offerto dalle 3 Regioni più competitive, che non possono più non disporre di budget e policy dedicate”.

Il numero uno di Cna Emilia Romagna, Dario Costantini, non ha dubbi: “Rappresentiamo gli imprenditori di tre regioni che sono state duramente colpite da questa pandemia. Ognuno porta dentro il proprio vissuto di questi mesi. Nella crisi del 2008 abbiamo registrato la perdita di decine di migliaia di Imprese Artigiane, solo in Emilia-Romagna ne contiamo più di 20.000. Dal momento che i primi 120 giorni di emergenza ci sono sembrati, per molti aspetti, una visione accelerata dei 120 mesi della crisi del 2008, ribadiamo anche oggi la richiesta di attenzione per il nostro mondo. Un mondo di imprese non marginali per l’economia dell’intero Paese, che in queste tre regioni contribuisce al 41% del Pil italiano. Un patrimonio che va tutelato e non dimenticato”.

“Il quadro è drammatico ed è inutile negarlo. Occorre partire dai dati di fatto, trovarne le intime connessioni e articolare politiche di breve, medio e lungo termine per aiutare il tessuto economico a sopravvivere, rinnovarsi e crescere”, aggiunge il segretario generale dell’organismo lombardo, Stefano Binda, che conclude: “Si impone con evidenza il dato strutturale, evidenziatosi dal decennio 2010-19, di un incremento graduale del Gap tra le tre regioni italiane più competitive e i principali competitor europei. Il tema di liberare risorse per lo sviluppo attraverso una riforma della Pubblica amministrazione all’insegna della semplicità e della territorialità e mediante un nuovo e più equilibrato scambio fiscalità-servizi tra regioni del Nord e Stato e entrale appare inaggirabile. Non affrontarlo significa soffocare le residue possibilità di rilancio”.

 

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