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Economia
Colao, l'eterno incompiuto della digital transformation che non lascia eredità

Ma il passato è passato e Colao, assurto al ruolo di deus ex machina in Vodafone, ha poi deciso di mollare l’azienda di telecomunicazioni – ma non Londra, dove ha continuato a risiedere – per dedicarsi ai suoi molteplici immobili (nella documentazione fiscale del 2020 ne risultavano una dozzina e aveva un reddito in Uk di 3,9 milioni di euro, il ministro più ricco dell'esecutivo Draghi). Poi arriva la chiamata di Giuseppe Conte, quando, all’indomani della pandemia, gli viene chiesto di guidare una task force sul digitale. Già, perché in Italia, tra una chiamata su Zoom, una cantata dai balconi e una pizza realizzata a domicilio, tutti ci siamo accorti che senza le nuove tecnologie il Paese si sarebbe fermato.

In uno scontro tra ego titanici, ebbe la meglio Giuseppi con la sua pochette, marginalizzando Colao e impedendogli di svolgere qualsiasi compito, temendo di vedere oscurato il suo ruolo di premier-salvatore della patria. L’esperienza durò pochi mesi, senza che venissero compiute azioni degne di nota. 

Quando poi Mario Draghi lo chiamò, a febbraio dello scorso anno, Colao accorse con grandi promesse e poca sostanza. Certo, ha completato la possibilità di svolgere alcune funzioni della pubblica amministrazione online. Certo, grazie al suo dicastero il cloud di stato è un po’ più vicino. Certo, infine, il WiFi pubblico è diventato un po’ più pervasivo. Ma parliamoci chiaramente: da un manager di così salda reputazione nel mondo delle telecomunicazioni ci si aspettava molto, ma molto, di più.

Quando ormai un anno fa dichiarò che era fondamentale la “neutralità tecnologica” per raggiungere la digitalizzazione dell’Italia diceva il vero: con una morfologia come quella del nostro Paese diventa difficile immaginare FTTH in qualunque comune anche sperduto sulle montagne. Però… Qualcuno malignò che la sua militanza in Vodafone lo avesse mantenuto come nemico giurato di Tim. L’ex-Sip, in effetti, aveva puntato molto sul FTTH tramite la realizzazione di FiberCop e sull’idea di unire le attività con Open Fiber per arrivare alla famosa rete unica. Solo che i lavori procedono a rilento, le aree bianche rimangono delle isole in cui internet viaggia a velocità ridicola e il famoso digital divide” con le aree nere che hanno grande competizione di mercato si fa ogni giorno più marcato. 

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