Fine dei Compro-oro. Con la crisi 15 mila in meno
Mettici la crisi. Mettici anche il calo del prezzo dell'oro sui mercati internazionali, ben lontano dai record di qualche anno fa e mettici, pure, un quadro normativo ancora incerto che rischia di incidere pesantemente sul business con degli inevitabili adeguamenti per i commercianti. Dopo il boom, è il declino dei negozi Compro-oro. Se all'inizio del 2013, infatti, il settore contava circa 35mila negozi in Italia, gioiellerie incluse, oggi i punti vendita, che fino a due anni fa spuntavano come funghi proprio come lo scorso anno si aprivano i negozi sulle e-cig a quasi ogni angolo della strada, sono circa 20mila, 15mila in meno su tutto il territorio.
L'occasione per un'analisi del settore è stato il convegno "Evoluzioni sul commercio dell’oro e degli oggetti preziosi", che si è appena svolto al Polo orafo del Tarì di Marcianise. Un convegno in cui è emerso che la diminuzione, secondo è dovuta principalmente all'abbassamento delle quotazioni del metallo puro, quotato al fixing di Londra, il cui prezzo, da marzo 2013 ad oggi, è calato di circa 14 euro per grammo. Se l'oro, che prima valeva quasi una fortuna sui mercati finanziari in crisi essendo il classico dei beni rifugio, ora si vende a meno, è chiaro che non è più attraente.
"Un altro fattore che ha contribuito alla flessione dei compro oro - spiega Nunzio Ragno, presidente di Antico (Associazione nazionale tutela il comparto dell'oro) - è la troppa concorrenza e il fatto che gli oggetti di proprietà delle persone meno abbienti sono stati già, per la maggior parte, venduti. Da un nostro studio emerge, ad esempio, che solo il 60 % della gioielleria prodotta dal dopoguerra al 2000 e rivenduta dal 2000 ad oggi, è ancora in possesso dei consumatori finali".
Infine, oltre al fatto che le famiglie si sono già vendute tutti gli oggetti di famiglia, nel settore incombe anche il disegno di legge 237 sulle compravendite di oro e oggetti preziosi usati che "da un giorno all'altro potrebbe entrare in vigore", secondo Ragno, e che è destinato a modificare il quadro normativo del settore, per limitare le attività di riciclaggio. Secondo gli addetti ai lavori, infatti, il testo introduce numerose novità per gli operatori che dovranno, quindi, prepararsi ai futuri adeguamenti.