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Economia
Connettere l'Italia, ma al Sud c'è ancora arretratezza infrastrutturale

La crescita del Mezzogiorno dipende fortemente dall’ottimizzazione di traffici e approvvigionamenti, dal coordinamento delle reti di trasporto e mobilità, dalla connessione e interazione tra i principali nodi urbani e i flussi di persone e merci. Il miglioramento di questi aspetti ha un impatto più immediato su Campania e Puglia, dove maggiore è la base produttiva. Ma in queste aree, così come nel resto del Mezzogiorno, si riscontra ancora un deficit infrastrutturale. Lo ha affermato il presidente di Confindustria Campania, nonché numero uno degli industriali napoletani, Ambrogio Prezioso, presentando un convegno sulla logistica con la partecipazione del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio e di Confindustria, Vincenzo Boccia. “In alcune zone, come la Campania e la Puglia, più che di gap quantitativo si deve parlare di persistente inadeguatezza dei collegamenti tra le varie modalità di trasporto e gli stessi punti di snodo, come aeroporti, porti, terminal ferroviari. Queste diseconomie si aggiungono a quelle che chiamo note dolenti: pressione fiscale e cuneo fiscale elevati, burocrazia, tempi della giustizia, costo dell’energia”, ha sottolineato Prezioso. “Come sistema associativo, in raccordo con Confindustria centrale, siamo impegnati a superare queste criticità, ma siamo convinti che la competizione debba avvenire per sistemi, su scala territoriale vasta, con armonia e complementarità di interventi e funzioni”. Prezioso ha detto che da anni gli imprenditori hanno richiesto politiche di sviluppo territoriale che, in linea con le direttrici di marcia assunte per l’intero Paese, tenessero conto della necessità di ridurre il divario strutturale del Sud. “Si può e si deve agire in tal senso anche sul versante logistico. La creazione nel meridione di zone economiche speciali può, ad esempio, favorire una crescita di insediamenti attraendo capitali privati da altre aree italiane ed estere. E la realizzazione di opere fondamentali per abbattere i tempi di trasporto, come l’alta capacità Napoli-Bari, può davvero contribuire a intaccare, finalmente, il divario strutturale con il Centro Nord. Oggi, con Connettere l’Italia, c’è un piano strategico per la mobilità del Paese, un piano che, se realizzato, può avere ricadute positive per il Mezzogiorno. Lo sviluppo ha però un costo. Che, di fatto è un investimento e per Connettere l’Italia è previsto uno sforzo ingente, 123 miliardi di euro”. Il rappresentante di Confindustria ha inoltre affermato che “l’obbligo del 34% della spesa ministeriale, voluto dall’attuale governo e da assolvere a partire da quest’anno, non deve restare sulla carta. A prescindere da qualsiasi esito abbiano le prossime consultazioni politiche nazionali. E’ una questione di equità. Di standard da assicurare in ogni parte del Paese. Che riguardano anche i livelli di sicurezza, oltre che la qualità e i tempi di trasporto. Perché quando parliamo di logistica e di trasporti, dobbiamo renderci conto dell’importanza che assume in tanti casi la dimensione territoriale dell’intervento migliorativo da realizzare. Si tratta di opere o di raccordi che richiedono strategie di vasto respiro, superando in primo luogo ottiche municipali e campanilistiche ed utilizzando la metodologia del partenariato pubblico-privato. Questa prospettiva -ha continuato Prezioso- ci aiuterà anche a sviluppare una rete logistica e di trasporto integrata e intermodale, in cui gomma e ferro, trasporto aereo e marittimo risultino il più possibile complementari e sinergici. Per dare concretezza agli interventi programmati è inoltre determinante che si sappia distinguere la dialettica politica dal confronto e dal dialogo istituzionale. L’unico parametro dev’essere l’interesse della collettività. E questo deve costituire il punto di riferimento per qualsiasi soggetto politico”.

 

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