Coronavirus, crescono le insolvenze aziendali in Italia. I DATI
Lo studio economico del Gruppo Allianz sulle prospettive mondiali a seguito della pandemia. In Italia le insolvenze aziendali in crescita del 18% nel 2020
E’ quanto emerge dallo studio presentato da Euler Hermes (Allianz Group) dal titolo “Covid-2019: Economie in quarantena. Ne abbiamo parlato con Massimo Reale, Direttore Commerciale Euler Hermes Italia, società del Gruppo Allianz e leader mondiale dell’assicurazione crediti. La pandemia ha costretto i governi a mettere il mondo intero in una pausa senza precedenti, per almeno tre mesi, per appiattire la curva del contagio. Da gennaio, l’impatto è passato da uno shock dell’offerta concentrato sulla Cina a un disfacimento dei mercati finanziari, quando gli investitori si sono resi conto dell’inevitabile recessione. Un violento shock della domanda ha danneggiato i consumi e gli investimenti in Cina, Europa e Stati Uniti. I Governi locali stanno tuttora adottando misure straordinarie per cercare di appiattire la curva di recessione.
Secondo le stime che emergono dallo studio di Euler Hermes (Gruppo Allianz), leader mondiale dell’assicurazione crediti, il costo del contenimento potrebbe comportare un vero e proprio shock del 20-30% per ogni economia, in un singolo mese, solo prendendo come riferimento i dati provenienti dalla Cina. Il costo di un intero trimestre di difficoltà del commercio globale dovrebbe essere di 1064 miliardi di dollari; la conseguenza principale sarà la revisione al ribasso della stima di crescita del PIL globale per il 2020, dal + 2,4% al + 0,5%.
In Italia si stima una diminuzione del PIL pari al -3,5%, se da domani tutto potesse ripartire...ma probabilmente il prodotto interno lordo, visto il perdurare della crisi, scenderà fino al -6,1%. Sul tema imprese, il rischio di una imminente recessione presenterà una serie di sfide per il tessuto imprenditoriale, condizionando in misura rilevante le aziende eccessivamente indebitate e scarsamente capitalizzate, soprattutto a causa dalla prevedibile perdita di fatturato che non si riuscirà a compensare, nelle migliori delle previsioni, prima del prossimo anno.
Nel contesto della crisi COVID-19, Euler Hermes stima che il fatturato delle aziende dell'Eurozona potrebbe scendere tra il -15% e il -25%, su base annuale, al culmine della crisi di fine marzo. I margini operativi potrebbero subire una riduzione in una forbice tra 1,0 a 1,5 punti percentuali.
E le PMI? Prima della pandemia già 13.000 Piccole e Medie Imprese nella zona euro (7% del totale) erano a rischio.
Questa crisi di liquidità e di flussi di cassa potrebbe ora spingerle al default. In Francia il 10% del totale delle PMI sono a rischio, in Germania siamo vicini al 9%, in Spagna il 6%, in Belgio l'8% e nei Paesi Bassi circa il 3%.
E in Italia?
Massimo Reale, Direttore Commerciale Euler Hermes Italia, ci spiega che nella nostra penisola il 5% delle PMI sono a rischio, e ci parla anche di un conseguente aumento delle insolvenze, in crescita del 14% in tutto il mondo (stima per il 2020) e del 18% in Italia.
"Guardando nello specifico le aziende italiane, ci troveremo senza dubbio di fronte a uno scenario complesso, sia sul fronte interno che verso i mercati di sbocco commerciale" - afferma Massimo Reale. "Se da una parte le filiere devono adeguarsi alle disposizioni normative in tema di sospensione delle attività non essenziali, dall’altra parte prevediamo una forte contrazione delle attività che può protrarsi per molti mesi, a seconda del settore merceologico".
Immaginiamo che tutto questo si ripercuoterà anche su liquidità e pagamenti.
"Purtroppo inevitabilmente. In Italia come assicuratori del credito ci attendiamo di ricevere significative richieste di spostamento delle scadenze di queste settimane, non solo dalla piccola e media impresa; ma quello che più preoccupa è l’incertezza della sostenibilità del ciclo finanziario delle nostre imprese, mancando di fatto gli incassi in questi giorni. Sarà importante sostenere le momentanee carenze di liquidità e distinguerle dai probabili default: il nostro ruolo è quindi quello di intercettare tali segnali, adeguare le coperture, soprattutto mediante un confronto costante con le aziende Clienti e i Partners per condividere le migliori azioni da intraprendere. Si farà infatti leva sulla capacità predittiva dei nostri modelli di valutazione delle singole aziende e delle filiere, contribuendo pertanto con decisioni concrete per la copertura e la garanzia del capitale circolante delle imprese clienti".
Quali saranno i settori merceologici più in difficoltà?
"L’Italia è un paese manifatturiero prevalentemente di trasformazione, con grande qualità ed eccellenze a livello mondiale in tante merceologie. Gli effetti che stimiamo sulle filiere dipendono da una serie di fattori, su tutti le attese difficoltà di approvvigionamento dall’estero sia a monte (materie prime soprattutto commodities e semilavorati industriali) che a valle (calo dei consumi per beni non di prima necessità, sia interno che export). Elettrodomestici ed automotive i principali comparti che pagheranno le difficoltà del settore metalli, certamente in vetta alla riduzioni di fatturato atteso nei prossimi mesi, ma verosimilmente utilities, energia e carburanti le aree dove verranno registrati i più forti cali di fatturato per il sostanziale fermo di molte attività produttive".
E per quanto riguarda i servizi?
"Nei servizi, maglia nera per Alberghi, settore turistico in genere e trasporti di persone (avio e su terra), anche qui fortemente condizionati dalle misure restrittive e dal cambio di abitudini che la popolazione non solo italiana è stata costretta ad intraprendere. Il sistema moda pagherà la crisi sui mercati internazionali, soprattutto già visibile con Cina e Giappone ferme e ancora più a rischio con l’aumento della crisi negli USA. In controtendenza invece le filiere agroalimentari e chimico-farmaceutiche, con la consapevolezza che da sole, già prima della crisi, rappresentavano una grande fetta del PIL nazionale" .
Commenti