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Economia
Coronavirus, isolato il quartier generale di Alibaba. Cathay taglia i costi

Lo stop delle compagnie aeree che strozza i flussi turistici verso e dalla Cina e rende impossibile per i buyer del Dragone presenziare le sfilate di moda in giro per il mondo. Il blocco delle fabbriche per il prolungamento delle ferie post-Capodanno lunare che azzoppa la manifattura del Dragone, polmone della componentistica per le filiere produttive di tutto il mondo. Ora gli isolamenti delle aree che ospitano i quartier generali di colossi economici cinesi come Alibaba che sostituiscono uno dei motori del commercio globale. O le compagnie aeree come Cathay Pacific che cercano di intervenire alla disperata sui costi per fronteggiare la forte compressione dei ricavi da taglio dei voli. Prosegue senza tregua il contagio per l'economia mondiale da parte del coronavirus (quasi 500 morti, 200 mila sotto osservazione). 

Mentre le Borse cinesi chiudono in rialzo incoraggiate dalle misure prese dalle autorità di Pechino per contrastare gli effetti dell'epidemia, anche Alibaba, una delle aziende del Dragone più ricche del mondo e quotata a Wall Street, ha dovuto piegarsi alle misure di isolamento precauzionale anti-coronavirus prese dal governo in due città della provincia cinese orientale dello ZhejiangTaizhou e tre quartieri della capitale Hangzhou (circa 175 chilometri a sud-ovest di Shanghai) dove sorge l'head office del gruffo fondato da Jack Ma e dove a circa tre milioni di persone è stato detto che solo una persona per famiglia è autorizzata a uscire ogni due giorni al di fuori della zona recintata ad acquistare beni di prima necessità

Recinzioni verdi bloccano le strade vicino agli edifici, mentre un aereo da caccia gira in cerchio sopra gli edifici. Alibaba sembrerebbe essere chiusa, mentre i trasportatori caricano e scaricano le merci nei pressi delle vicine aree residenziali recintate. Molte persone sono state anche viste uscire. Secondo la Commissione sanitaria nazionale (NHC) cinese, dopo l'Hubei, lo Zhejiang è tra le province col maggior numero di contagi accertati, superiori alle 700 unità, Wenzhou conta 340 casi e Hangzhou 32, secondo i media locali. Il timore è che diventino nuovi focolai, come Wuhan.

Su un altro fronte, Cathay Pacific, la compagnia aerea di bandiera di Hong Kong, ha chiesto a tutti i suoi 27.000 dipendenti di prendersi tre settimane di congedo non retribuito. L'aviolinea, che ha il suo hub principale nell'aeroporto di Hong Kong, sta cercando di far fronte al devastante impatto economico dell'epidemia da coronavirus e, soltanto martedì, aveva già annunciato enormi tagli ai programmi di volo, nel mondo e nella Cina continentale. Sulla scia di quanto fatto da tutte le altre compagnie aeree mondiali. 

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"Spero che tutti voi possiate partecipare, dai nostri impiegati in prima linea (in contatto con i clienti) ai nostri dirigenti, in modo da condividere gli oneri delle attuali sfide", è stato l'appello lanciato dal Ceo Augustus Tang in un video online

Pure Nike e Adidas hanno chiuso il rubinetto dei costi a fronte di un calo futuro del fatturato, abbassando la serranda su metà dei suoi punti vendita in Cina. Il diffondersi del virus avrà un "impatto significativo" sulle sue attività nel Paese, hanno fatto sapere dal colosso americano dell'abbigliamento sportivo.

Un autentico cigno nero. "Questa situazione - si legge infatti nel comunicato della società a stelle e strisce - non era contemplata quando abbiamo fornito la guidance sui risultati del terzo trimestre (fiscale), in occasione della conference call sui risultati del secondo trimestre fiscale".

"Stiamo implementando le linee guida locali fornite dalle autorità cinesi, che includono la chiusura di un numero significativo delle nostre attività nel Paese", ha annunciato invece Il gruppo tedesco Adidas compresi i negozi in franchising, ha circa 12.000 punti vendita. "Attualmente stiamo riscontrando un impatto negativo sulla nostra attività in Cina", ha affermato un portavoce, ma "in questa fase è troppo presto per valutare l'entità dell'impatto".

Anche sul Mobile World Congress di Barcellona che si tiene ogni anno a fine febbraio (quest'anno sono attese più di 109.000 persone da tutto il mondo) il coronavirus fa sentire i propri effetti. Il gruppo Lg, che occupa tradizionalmente uno dei più grandi stand dell'evento che si tiene dal 24 al 27 febbraio, ha annunciato che non parteciperà fine di preservare "la sicurezza dei suoi dipendenti, partner e clienti". Lg presenterà quindi i suoi nuovi prodotti durante altri eventi "presto".

Il gruppo cinese Zte, che produce telefoni cellulari e apparecchiature di telecomunicazione, ha annunciato da parte sua di aver adottato "forti misure di prevenzione, controllo e sicurezza" di fronte al rischio di diffusione del virus. I leader del gruppo per partecipare agli incontri di lavoro a Barcellona "dovranno isolarsi in Europa almeno due settimane prima del MWC", periodo di incubazione del virus. Anche lo stand del gruppo cinese e le sue attrezzature verranno disinfettati ogni giorno, mentre il personale che presenta i prodotti non verrà dalla Cina ma principalmente dall'Europa. I dipendenti del gruppo che viaggiano a Barcellona dalla Cina non devono presentare alcun sintomo entro due settimane dalla loro partenza.

Intanto, continua il rimbalzo delle Borse del Dragone, dopo il crollo di lunedi scorso seguito alla riapertura dopo il Capodanno cinese prolungato a causa del coronavirus, tonfo che aveva virtualmente spazzato via 720 miliardi di dollari di capitalizzazione. Al termine degli scambi l'Indice composito del listino azionario di Shenzhen ha terminato con un rialzo del 2,5% a 1.678,64 punti mentre alla Borsa di Shanghai l'Indice composito ha chiuso la seduta in aumento dell'1,3%, a 2.818,09 punti. A Hong Kong l'indice Hang Seng, in prossimità della chiusura, sta segnando un lieve guadagno, pari allo 0,16%.  

Gli scambi sono stai aiutati dalle iniezioni di liquidità della banca centrale (altri 71 miliardi di dollari ieri in aggiunta ai 170 miliardi del giorno precedente) e probabilmente dal sostegno di un gruppo di società statali a cui il Governo di Pechino avrebbe chiesto di comprare titoli, in modo da arginare il ribasso dei listini, una strategia che la Cina aveva già adottato su larga scala nel 2015-2016, quando si temeva l’esplosione di una bolla finanziaria sul mercato domestico e che oggi, secondo la stampa locale, vedrebbe schierato un pool di compagnie assicurative.

@andreadeugeni

 

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