Economia
Dal patto di stabilità a quello di comunità. Così l'Europa riparte dal basso
La rivitalizzazione del patto europeo può avvenire solo riprendendo l'iniziativa dentro le famiglie politiche e tra le forze democratiche Ue
"Dobbiamo passare dal patto di stabilità al patto di comunità" questo lo slogan lanciato da Matteo Renzi all'assemblea degli amministratori PD di settimana scorsa. Personalmente, l'ho già scritto qui, ritengo un processo di responsabilizzazione di noi cittadini, dei corpi intermedi, dei consolati e delle comunità straniere sul territorio italiano ed europeo essenziale: ne parlano da mesi il Presidente Mattarella, il nostro Tullio De Mauro, Lorenzo Guerini, Carlo Sangalli e il Cardinale Scola insieme al Vicario per la cultura Bressan. A Milano, come amministrazione comunale, ci stiamo lavorando con diversi strumenti, non ultimi i tavoli territoriali per la sicurezza, lo sviluppo e la coesione sociale frutto di coordinamento interassessorile e di coinvolgimento di comitati di residenti, rappresentanze sociali, delle imprese, parrocchie e consolati.
Assumere questo orientamento mi pare quanto mai necessario certamente da parte degli amministratori e ancora di più dal corpo del partito, poiché a mio avviso occorre lavorare maggiormente sulla capacità dei circoli di essere punto di riferimento: significa pensare di articolare una campagna insieme ad un'iniziativa politica. E non limitarsi al primo punto, questo già a partire dalle annunciate attività di ascolto che devono necessariamente prevedere una fase di assunzione di impegni dei circoli verso la cittadinanza e di loro attuazione. Si tratta in sintesi di ricostruire il filo del discorso capace di creare identità e comunanza di azione tra leadership e popolo, di dare sostanza a quello che diciamo a partire da come appariamo, di rivitalizzare la funzione pedagogica e di selezione dei partiti ritenendo i circoli, e il metodo con cui lavorano, il primo investimento. Gli eletti vengono dopo. A me pare che sia il modo migliore per prepararsi al congresso di fine anno, perché le svolte non si enunciano. Si compiono.
D'altro canto sono convinta che Matteo Renzi abbia la necessità di sostituire la Leopolda con tante piccole situazioni come fossero i punti immaginari che colleghiamo per scoprire insieme il disegno, il profilo di una forza democratica. Un po' come il gioco elementare della settimana enigmistica. L'energia di trasformazione va attinta dal basso per poi restituirla come l'ex premier sa fare bene. Ma l'impostazione curiosa che Renzi ha proposto all'ultima direzione è fondamentale: il gusto degli altri. Il blog per me deve servire a raccontare un viaggio, non a rivendicare; a lasciare spesso e volentieri che siano le parole degli altri ad emergere, a mostrare quello che costruiscono coloro che incontriamo collegandoli con i circoli, appunto, valorizzandone l'impegno civile. L'Italia nel cuore: perché non ci basta giungere al 40%, desideriamo tornare a livelli di benessere e dignità per tutti.
In questo senso, riorganizzare e sostanziare il progetto di governo per il Paese non è un lavoro che può essere compiuto con successo senza la ripresa di iniziativa politica in Europa. Mi riferisco al fatto che continuare a limitare tutto alla querelle tra governo e istituzioni europee è un errore su cui non perseverare. La stabilità, poi, è alla base di qualsiasi patto di comunità europeo: ricordo una recente intervista televisiva di Lorenzo Bini Smaghi molto semplice, ma estremamente efficace in tal senso. E i trattati, piaccia o no, i parlamenti li hanno recepiti, le forze politiche che in alcuni casi non li hanno votati, sono state protagoniste, per esempio proprio in Italia, di una dialettica capace di riformularli con più equilibrio allora possibile. Il patto di comunità è la condivisione delle modalità per giungere ad alcuni obiettivi, tra cui la stabilità e quindi il punto è come modifico i trattati e con quale percorso di coinvolgimento sociale restituisco vigore al sentimento di cittadinanza europea.
Non sono certo una tecnica, ma resto convinta che una gestione innovativa del bilanci delle amministrazioni pubbliche e di quanto condividiamo con la comunità europea sia un passaggio essenziale per riqualificare le periferie, rilanciare l'edilizia della rigenerazione urbana e ripensare all' efficacia dei servizi pubblici. Mi chiedo per esempio se una maggiore flessibilità delle leve di bilancio della comunità europea non sia possibile per esempio restituendo i fondi in termini di riduzione di tasse, anche su specifici settori, chiedendo agli operatori a quel punto di attivare le proprie energie economiche e rilanciare mercato.
Pensiamo davvero che la rivitalizzazione del patto europeo possa avvenire senza riprendere l'iniziativa dentro le famiglie politiche e tra le forze democratiche e del socialismo europeo? In tal senso auspico che le primarie in Francia, ci portino a sviluppare un lavoro comune, per esempio, con le esperienze di Enrico Letta o le fondazioni di partito perché esse siano uno strumento a disposizione di tutti, cosi furono inizialmente pensate.
Silvia Davite