Def/ Giannola (presidente Svimez) ad Affari: conti a rischio Iva
“Rispetto al passato, non c’è nulla di nuovo nel Documento Economico e Finanziario del governo. Non c’è un vero obiettivo strategico per la ripresa del Paese, c’è solo l’illusione che si intende abbattere la pressione fiscale. Ma si vuole farlo con formule disinvolte e con un mix di tagli alla spesa e vincoli di bilancio”. E' critica la posizione del presidente Svimez, Adriano Giannola, commentando per Affaritaliani.it le previsioni del governo che annuncia una ripresa del Pil allo 0,7% per il 2015, 1,4% per il 2016 e 1,5% per il 2017.
"Non è una manovra conclusa, ma aperta a diversi interrogativi, come l’aumento dell’Iva. Non è nemmeno una manovra espansiva. Rispetto alla situazione di crescita prevista allo 0,7% - commenta Giannola - temo che sul Sud sia ancora negativa. E l’Italia è in crisi perché il Mezzogiorno è in crisi. Se spacchettiamo il dato complessivo, come già fatto in precedenza, la possibilità di ripresa qui è più debole. Fino ad ieri lo abbiamo confinato nella riserva indiana dei fondi strutturali, accanto ad una crescente riduzione delle risorse ordinarie negli ultimi anni. Ma ora? A quale ripresa aspira dunque il governo? Crescere dell’1% l’anno serve a mantenere una sorta di stagnazione dell’economia, senza soprattutto prospettive di crescita. Il Mezzogiorno e l’Italia hanno invece urgenza di recuperare terreno perduto e inaugurare una nuova stagione sviluppo. Al momento si sfrutta la debolezza dell’euro con la solita ricetta di agganciare le economie del mondo e realizzando un leggero incremento delle esportazioni. Il Paese ha invece bisogno di nuovo modello di sviluppo che parta da modifiche strutturali. Ma queste scelte anche nel Def ancora non le intravediamo”.
Malgrado le rassicurazioni del governo sui dati del documento, il presidente dello Svimez resta scettico: “Il Paese ha stabilizzato i conti, ma continua ad affidarsi al traino dell’economia mondiale senza avere grandi prospettive. Al Sud resta il dato di fatto della desertificazione industriale e l’1% previsto dal governo non cambia di una virgola la crisi in quest’area del Paese, perché manca una vera politica industriale. Il reddito allo 0,7% non incoraggia gli imprenditori ad assumere e resta nel Mezzogiorno il solito dato allarmante sul lavoro in nero”.
Intanto, le ultime stime Svimez mostrano che i tagli della spesa pubblica al Sud saranno pari al 6,2%, più del doppio del Centro-Nord (-2,9%) e che l’impatto più critico delle manovre del governo, si vedranno soprattutto nel Mezzogiorno. “Avere i conti in ordine -sottolinea Giannola- non basta. Avere un obiettivo per il Mezzogiorno, non vuol dire fare politica di assistenza, ma dare voce a chi non ne ha attraverso un piano che si basi su una concreta strategia di sviluppo, non una somma di piccoli e frammentati progetti. Oggi al Sud si investe un valore pari ad un quinto rispetto a vent’anni fa”.
Eduardo Cagnazzi