Economia
Def, la Cgil apre con riserva a Conte: "Bene il 2,4%, ma più investimenti"

di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
"Il rapporto deficit/Pil al 2,4% non è un’operazione da criticare. Va letta nelle proprie finalità. Ha senso ragionare di misure espansive e provare a forzare la flessibilità in sede europea solo se l’operazione che si fa è anticiclica e colloca cioè le risorse per gli investimenti, perché se non si rimette in moto l’economia in maniera strutturale, anche sul lavoro, quelle ipotizzate dal governo Conte sono misure che hanno un fiato piuttosto corto”. Così Gianna Fracassi, segretario nazionale della Cgil e responsabile per la segreteria Camusso delle Politiche economiche, spiega in un'intervista ad Affari il giudizio del primo sindacato italiano sulla Nota di aggiornamento del Def appena varata dall'esecutivo giallo-verde.
Susanna Camusso, segretario generale della Cgil
L'INTERVISTA
Qual è il giudizio della Cgil sulla nota di aggiornamento al Def?
“Ad oggi, la Nota di aggiornamento ancora non c’è. Non abbiamo un testo scritto da visionare. Possiamo solo giudicare le dichiarazioni fatte dal presidente del Consiglio e dai due vicepremier. Ragionare, quindi, su concetti abbastanza larghi”.
E cioè? Come giudica il superamento della riforma Fornero che è stato un tema su cui anche la Cgil si è battuta in passato?
“Bisognerà vedere cosa significano nel dettaglio Quota 100 e l’uscita a 41 anni. Come Cgil, Cisl e Uil chiediamo flessibilità in uscita e, soprattutto, una cosa che non c’è: interventi per i giovani, sia sul lato del lavoro sia su quello della previdenza. Dobbiamo iniziare a pensare a istituire una pensione di garanzia per i più giovani. Se non si comincia a prendere in carico questo problema, con il tasso di disoccupazione giovanile che abbiamo oggi e con la precarietà che caratterizza il mondo del lavoro, stiamo precostituendo un futuro di povertà per le nuove generazioni”.

Il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini
Vuole dire che, sul tema pensionistico, superare la Fornero non è sufficiente?
“Ognuno si può innamorare degli slogan che vuole, ma serve affrontare il tema pensioni in maniera più ampia, parlando di flessibilità e di quelle categorie che oggi con queste regole sono in condizioni di grande difficoltà. Oltre ai giovani, penso anche a quelle categorie più soggette agli infortuni sul lavoro e che hanno 65-66 anni. Tornando alle misure ipotizzate dal governo, segnalo poi che queste non saranno contenute nella Nota di aggiornamento, ma arriveranno con la manovra. Nella nota sono indicati solo i saldi di bilancio e non i provvedimenti. Solo nella legge di Bilancio capiremo cosa significa, ad esempio, Reddito di cittadinanza. Vedremo per quale platea varrà, quali saranno le risorse che lo finanzieranno e se rimarrà il Reddito di inclusione (Rei) varato dal governo Gentiloni”.
Ma il Rei verrà inglobato nel Reddito di cittadinanza…
“Sono due misure diverse che hanno differenti finalità. Il Rei è uno strumento di contrasto alla povertà con una dimensione legata al nucleo familiare, l’altro è, presumo, individuale, legato invece alla possibilità di accesso a percorsi di qualificazione e di lavoro. Misura che, oltretutto, è legata allo stanziamento di risorse per rendere realmente operativi i centri per l’impiego. Soprattutto al Sud. Altrimenti il meccanismo che ci è stato spiegato dal M5S in questi giorni non funziona. Stessa questione sulla Flat Tax”.
Può spiegare?
“Ne abbiamo sentito di ogni in questi mesi. Bisognerà capire, all’interno dell’universo delle piccole imprese e dei professionisti, quale sarà la soglia dell’ampliamento di un sistema forfettario che già c’era. Sulle singole misure, quindi, ho una certa difficoltà a formulare un giudizio”.
E sul principio di finanziare la prossima legge di Bilancio in deficit, scommettendo sulla crescita economica futura per non peggiorare il rapporto debito/Pil, mettendo a rischio la sostenibilità dei nostri conti pubblici?“
"Fissare il rapporto deficit/Pil al 2,4% non è un’operazione da criticare. E’ un’operazione che va letta nelle proprie finalità. Se un governo decide di fare più debito, deve capirne gli scopi e dove utilizza il debito”.
Comunque il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha spiegato che la manovra alla fine avrà un effetto virtuoso, azionando la crescita…
“Ha senso ragionare di misure espansive e provare a forzare la flessibilità in sede europea se l’operazione che si fa è anticiclica, collocando cioè risorse per gli investimenti, perché se non si rimette in moto l’economia in maniera strutturale, quelle ipotizzate dal governo Conte sono misure che hanno un fiato piuttosto corto”.
Perché?
“Pensando alla Flat Tax, si tratta, in sostanza, di una misura fiscale per una platea molto limitata. Dal punto di vista del Reddito di cittadinanza, poi, ci sarà un effetto espansivo sui consumi. Ma, mi chiedo, siamo sicuri che sia questa la cosa di cui ha veramente bisogno il nostro Paese in questo momento? C'è sicuramente bisogno che aumentino i consumi e la domanda interna, ma abbiamo bisogno soprattutto di far ripartire in maniera forte il lavoro, altrimenti, a cascata, anche questi provvedimenti poi potrebbero risultare non incisivi”.
E quindi, qual è la vostra proposta?
“Avremmo compreso di più, per esempio, un intervento anche di sforamento del rapporto deficit/Pil, collocando però le risorse sul versante delle infrastrutture materiali e sociali che riducono le disuguaglianze e producono lavoro, sull'istruzione e sugli investimenti. Si provi cioè a fare una manovra che abbia le caratteristiche dell’espansività in senso stretto. Così com'è stato ipotizzato non è chiaro”.
Il premier Conte, però, ha spiegato che nel triennio ci saranno anche 15 miliardi di investimenti…
“Che significa cinque miliardi all’anno, somma insufficiente. E’ necessario fare un’operazione più coraggiosa. Non centrano l’obiettivo del far ripartire in maniera strutturale il lavoro. Ricordo che come livello di investimenti, siamo ancora il 30% sotto a quelli pre-crisi. Sono necessari investimenti in conto capitale, anche di manutenzione del territorio e delle opere pubbliche. Anche per la sicurezza dei cittadini. E' necessario poi anche un intervento di politica economica che dia il senso della prospettiva”.
E cioè?
“L’Italia ha bisogno di politiche industriali e di coordinarle. Il nostro Paese ha smesso di farlo da 20 anni. Serve che venga istituita un’Agenzia per lo Sviluppo industriale che definisca delle filiere di intervento e provi a mettere in campo delle misure per far partire la crescita anche nel Mezzogiorno, altro tema che, francamente, risulta essere assente dall’azione governativa”.
Cosa pensa, infine, della "pace fiscale" che consentirà di introiettare risorse importanti per le coperture di politica economica?
"E' un condono fiscale a tutti gli effetti. Si tratta di tecniche comunicative che non cambiano la sostanza. E' da bocciare, la direzione non è quella giusta: in un Paese che ha 110 miliardi di euro l'anno di evasione fiscale, fare l'ennesimo condono non è un messaggio educativa. Servirebbe una seria ed effettiva politica di controllo fiscale, un contrasto all'evasione. Si possono ricuperare risorse importante, ma se il messaggio che viene dato è che 'chi non ha pagato, può continuare a non pagare perché prima o poi ci sarà un condono', il quinto oltretutto negli ultimi 10 anni, si continuerà ad alimentare l'evasione non risolvendo il problema. Lavoratori dipendenti e pensionati pagano le tasse fino all'ultimo centesimo. Non mi sembra, infine, che nel contratto Lega-M5S ci siano misure di contrasto del fenomeno".