Madrid, conti neri. E Bruxelles concede 2 anni in più

Il governo spagnolo ha rinviato al 2016 l'obiettivo di riduzione del deficit sotto il 3%. Il rinvio "all'orizzonte 2016 è in linea con quello che l'analisi tecnica dei servizi della Commissione stima essere una traiettoria di risanamento di bilancio equilibrata, ma sempre ambiziosa, tenuto conto del contesto economico difficile". E' quanto si legge nella reazione a caldo della Commissione europea al programma nazionale di riforma e a quello di stabilita' approvati oggi a Madrid.
"Come annunciato il 10 aprile scorso - si legge nel commento - la Commissione esaminerà ora i piani dei due programmi, per valutare a che punto sono appropriati, tenuto conto degli squilibri eccessivi della Spagna. Presenteremo le nostre conclusioni e le nostre raccomandazioni il 29 maggio prossimo". In particolare, aggiunge la Commissione "e' essenziale che la traiettoria del bilancio prevista dal programma di stabilita' si basi su ipotesi macroeconomiche prudenti e su misure strutturali sufficientemente numerose e di qualita'. La nostra valutazione su questo aspetto sara' resa pubblica sempre il 29 maggio".
Una boccata di ossigeno per Madrid, che arriva poco dopo un'altra mazzata. Il governo spagnolo taglia drasticamente le stime sulla crescita di quest'anno e prevede una contrazione dell'1,3%, contro il -0,5% inizialmente previsto. L'economia riprendera' a crescere dello 0,5% nel 2014 e dello 0,9% nel 2015. La fa sapere il vice premier, Soraya Saenz de Santamaria, la quale rialza le stime sul deficit che passa al 6,5% del Pil nel 2013, contro il 4,5% inizialmente stimato. Il deficit pubblico scendera' al 5,5% nel 2014 e al 4,1% nel 2015. La disoccupazione si attestera' al 27,1% quest'anno, al 26,7% nel 2014 e al 25,8% nel 2015. La vice premier sostiene che il governo intende provare a tagliare le tasse in futuro.
Le concessioni, però, hanno un prezzo. Il governo spagnolo varerà una nuova riforma del sistema pensionistico pubblico entro settembre e procederà entro giugno a una revisione della riforma del lavoro. E' quanto prevede il piano nazionale di riforme dell'esecutivo. Entro la fine dell'anno inoltre il governo rinuncerà all'indicizzazione dei salari all'inflazione.