Anche in Europa i dipendenti pubblici frenano sull'innovazione
Mentre mediamente gli uomini d'azienda ritengono che entro 5 anni, al massimo 10, verranno introdotte innovazioni tecnologiche dirompenti, in grado di cambiare radicalmente il modo di lavorare, i dipendenti del settore pubblico pensano che prima di 20 anni non accadrà nulla di rivoluzionario.
E' quanto emerge da una recente ricerca su scala europea realizzata da Coleman Parkes e promossa da Ricoh Europe. Nella pubblica amministrazione, secondo l'inchiesta, si ritiene che l'unica innovazione che potrebbe diventare presto realtà consiste nell'adozione di trasmettitori sensoriali, vale a dire piccoli dispositivi adattati all’orecchio che consentono di trasmettere dati audio e video direttamente al cervello sotto forma di segnali elettronici (risposta fornita dal 56% del campione).
Certo, a livello teorico, anche i dipendenti pubblici riconoscono i vantaggi delle nuove tecnologie. Oltre la metà dei rispondenti del afferma che l’innovazione tecnologica in ufficio consentirà un migliore accesso alle informazioni, di cui sentono necessità per lo svolgimento delle attività (59%). Il 55% ritiene poi che l’Ict (information communication technology) aiuterà a eseguire il proprio lavoro più rapidamente, mentre il 51% è convinto che migliorerà la collaborazione tra i dipendenti. Il tempo risparmiato grazie all’adozione di nuove tecnologie e all’innovazione dei processi potrà essere utilizzato per migliorare i servizi ai cittadini.
Ma questo atteggiamento positivo pare risolversi in mere dichiarazione d'intenti.
Gli intervistati si affrettano infatti a ricordare una serie di fattori che frenano l'innovazione. Innanzitutto i costi (56% del campione), poi aspetti riguardanti la sicurezza (46%) e infine le stesse normative in vigore (43%).
E non è tutto: oltre un quarto ha inoltre citato come ostacoli all’adozione delle nuove tecnologie: la resistenza al cambiamento da parte degli stessi dipendenti (33%); la mancanza di una volontà vera da parte della Pubblica aministrazione di introdurre nuovi modi di lavorare/processi interni (27%) e la difficoltà di connettere le nuove tecnologie con i sistemi legacy (27%).
Milo Goj