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Economia
Dl crisi, Sorial ad Affari: "Con Lega divergenze colmabili. E Whirlpool..."

La crisi di Pernigotti è scoppiata e si è risolta interamente durante il governo M5S-Lega: nell’amministrazione Di Maio ci sono state diversità tecniche di gestione rispetto ai tavoli esistenti o a crisi risolte nel passato?
“Differenze di gestione? Semplice, senza la cassa integrazione per cessazione che abbiamo reintrodotto, abolita con il Jobs Act, non ci sarebbe stato il tempo per cercare nuovi partner industriali. Ma oggi non è il giorno di fare polemiche con le passate gestioni. Certo, la crisi Pernigotti, che da oggi vede delle prospettive nuove, è stata una delle poche che si è aperta, e si risolve, con questo Governo. Più precisamente, una delle poche che abbiamo seguito dall’inizio al suo epilogo. È il momento della soddisfazione per i risultati raggiunti, un’azienda che rischiava di non aprire più i propri cancelli oggi continua a produrre a Novi Ligure, agganciata al territorio a cui appartiene, e senza alcun esubero. Su Pernigotti, però, non posso non ricordare la miriade di insulti che il Ministro Di Maio - e in parte anche il sottoscritto - ha ricevuto dai vari esponenti politici e dalla quasi totalità dei media. L’hanno definito in tutti i modi con un atto di sciacallaggio incredibile, questi attacchi spesso vanno a colpire di riflesso i lavoratori, che sono invece le vere vittime delle crisi industriali, e mettono a serio repentaglio la risoluzione delle crisi”.

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Il governo ha approvato il decreto-legge sulle crisi aziendali con la formula salvo-intese. Quali i punti di disaccordo fra M5S e Lega?
Non c’è alcuna differenza che ad oggi pare incolmabile. Il decreto riders, o crisi industriali - chiamatelo come volete - contiene norme di buon senso che servono sia per la situazione dei ciclo-fattorini, sia per la gestione di alcune crisi industriali che abbiamo ereditato e che hanno bisogno di risposte. Prima dell’arrivo del Ministro Di Maio al Mise non esisteva nemmeno l’unità di crisi per gestire i tavoli, oggi c’è e deve essere potenziata. Dico questo non per evidenziare l’incapacità dei passati Governi, ma semplicemente perché siamo la seconda potenza manifatturiera d’Europa ed è normale che ci siano aziende che vanno in difficoltà e lavoratori che chiedono tutele nei casi più delicati. Ancora oggi mi stupisco delle polemiche politiche che nascono per cose che, di fatto, non sono responsabilità del Governo. È chiaro, il nostro compito è farci trovare pronti ogniqualvolta sia necessario e, nel caso, decidere a livello legislativo quali azioni intraprendere”.

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Per il tavolo Whirlpool sono stanziati 10 milioni nel 2019 e 6,9 nel 2020. Basteranno per completare l’opera di riconversione dello stabilimento napoletano e a sventarne la crisi?
“L’intervento su Whirlpool non è così semplice, la norma dispone per le imprese con unità produttive site nelle aree di crisi industriale complessa l’esonero dal versamento della contribuzione addizionale, prevista in caso di ricorso all’integrazione salariale. È un aiuto condizionato al mantenimento della produzione e dei livelli occupazionali. Se questo basterà? L’azienda ha già manifestato più volte l’intenzione di non dismettere Napoli come stabilimento e di essere aperta a diverse soluzioni. Stiamo parlando di una crisi che si protrae da diversi anni e che non si risolve con la bacchettina ma è anche il momento che gruppi come questo assumano un atteggiamento di proficua collaborazione perché è solo così che si possono mettere davvero in sicurezza le produzioni”.

Come procede la gestione della crisi "Mercatone Uno"? 20 giorni fa i sindacati hanno lamentato il silenzio del Mise a cui hanno chiesto un incontro. I commissari hanno già raccolto qualche offerta vincolante?
“Mercatone Uno era stata ceduta a una sorta di società fittizia con sede a Malta, una cosa assurda che ancora oggi stento a credere. È l’esempio di come non chiudere una crisi industriale. Anche su questo caso ci siamo subito attivati, sono stati siglati al Mise due accordi tra le parti per il rientro del Gruppo Mercatone Uno in procedura di amministrazione straordinaria e per lo sblocco della cassa integrazione straordinaria per i lavoratori fino al 31 dicembre 2019, a seguito del fallimento della società acquirente Shernon. Oltre ai lavoratori, col Decreto Crescita abbiamo anche tutelato i fornitori. Ora serve tempo per la reindustrializzazione, un passo alla volta”.

Quanti sono ancora i tavoli di crisi aziendali aperti al Mise, visto che sul punto non è stata fatta ancora chiarezza?
“Direi che è stata fatta volutamente confusione, ma non da noi. Ripeto, non mi faccia scendere in polemiche. I tavoli di crisi ereditati sono circa 150 e sono in fase di riconteggio e ricognizione puntuale, un lavoro che è stato ultimato e verrà presentato a settembre, oltre che pubblicato sul sito del Ministero per la dovuta trasparenza”.

twitter11@andreadeugeni

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