Draghi: le Borse europee? Non sono surriscaldate. Euro irrevocabile - Affaritaliani.it

Economia

Draghi: le Borse europee? Non sono surriscaldate. Euro irrevocabile

Bce: in Eurolandia la disoccupazione è quasi il doppio delle stime ufficiali

Per contrastare il contesto macroeconomico di due crisi consecutive, "la Bce ha deciso di adottare una politica monetaria atta a mantenere la stabilita' dei prezzi dell'Eurozona nel complesso, in linea con il suo mandato". Cosi' e' iniziato il discorso del presidente della Bce, Mario Draghi, al cospetto del Parlamento olandese, che ha poi mostrato di non aver alcuna intenzione di cambiare rotta e di essere ancora molto prudente sui miglioramenti dell'economia dell'Eurozona. Il banchiere ha sottolineato che "le misure sono state molto efficaci: hanno dato luogo a condizioni di finanziarie molto favorevoli. Queste, a loro volta, hanno sostenuto la ripresa economica. Per 15 trimestri consecutivi, la crescita del Pil dell'area dell'euro e' stata costantemente tra lo 0,3% e lo 0,8%. Nel 2016 il Pil pro capite dell'Eurozona e' cresciuto piu' rapidamente rispetto a qualsiasi altra economia avanzata". Il numero uno della Bce ha difeso la politica monetaria dell'Istituto di Francoforte, puntualizzando di essere consapevole che la politica "molto accomodante ha creato varie preoccupazioni", anche all'interno del Parlamento olandese. "Le misure di politica monetaria hanno sempre effetti collaterali", ha spiegato Draghi, ma "finora, i potenziali effetti collaterali negativi sono stati limitati".

La disoccupazione ufficiale, scesa al 9,5%, più rapidamente del previsto grazie alla recente ripresa dell'economia, non fotografa accuratamente la capacità inutilizzata sul mercato del lavoro dell’eurozona, che potrebbe essere fino a quasi il doppio. Anche per questo, non c’è stata l’attesa risalita dei salari, sulla quale la Banca centrale europea conta per raggiungere il proprio obiettivo d'inflazione di avvicinarsi al 2 percento. Lo rivela uno studio della stessa Bce, che sarà pubblicato domani insieme al Bollettino economico. Lo scrive il Sole 24 Ore.

A margine del dibattito, Draghi ha affermato che "la vicinanza alla deflazione per un lungo periodo di tempo e' la ragione alla base della scelta del Qe da parte dell'Istituto di Francoforte, come e' successo nel caso della Fed, della BoJ e della BoE. E' stato necessario, ne abbiamo visto i risultati". Draghi ha ribadito che anche "l'Olanda ha beneficiato enormemente del programma di Qe" e che "abbiamo discusso lungamente degli effetti collaterali dei tassi d'interesse bassi. Tuttavia, questi hanno anche degli aspetti positivi e sono stati cruciali per la ripresa dell'Eurozona, soprattutto per chi aveva mutui e per gli imprenditori".

"Tuttavia, al di la' del contributo della politica monetaria, abbiamo bisogno anche di misure per affrontare l'eredita' lasciataci dalla crisi", ha aggiunto Draghi, osservando che "cio' richiede azioni a livello statale. Sono necessarie riforme strutturali ambiziose, specifiche per Paese". In occasione del Q&A time, Draghi ha evidenziato tra l'altro che "in molti Paesi le riforme strutturali richieste dalla Banca riguardano il sistema educativo, il consolidamento del bilancio, il sistema elettorale e il sistema giudiziario", puntualizzando che "le riforme seguono un ciclo politico, piu' che una logica di tassi di interesse bassi". "La crisi ha rivelato notevoli fragilita' non solo a livello dei singoli Stati, ma anche nella governance dell'Unione economica e monetaria.

Alcune delle fragilita' potrebbero essere gia' affrontate applicando le regole comuni che tutti abbiamo concordato. Altre, tuttavia, devono essere affrontate migliorando la nostra governance". Interrogato sull'ipotesi di un'uscita di alcuni Paesi, tra cui l'Italia, dall'euro, il banchiere ha dichiarato che "l'euro e' irrevocabile e questo fa parte dei trattati. Non voglio speculare su questo" ne' su "ipotesi irrealistiche" dell'eventuale ristrutturazione dei debiti di alcuni Stati dell'Eurozona. Durante lo spazio dedicato alle domande, Draghi ha precisato che "ci sara' un cambiamento nella nostra forward guidance solo quando quando i miglioramenti nell'economia e i nostri obiettivi di inflazione convergeranno in maniera duratura e saranno autosufficienti.

A quel punto, i tassi di interesse aumenteranno. Non e' compito nostro preparare i Paesi all'uscita dall'accomodamento monetario, ma hanno tutto il tempo di consolidare il bilancio e prendere tutte le misure necessarie" per quando cio' avverra'. Draghi ha inoltre affermato che la Banca "ha delle regole e avremo delle discussioni preventive se mai dovessimo cambiare qualcosa" nella politica monetaria. Il banchiere ha precisato che "abbiamo intenzione di seguire le regole, e credo che non arriveremo a superare i limiti per l'acquisto di bond pubblici" e che "in base alle condizioni e i dati attuali relativi all'economia, il programma continuera' regolarmente".

Draghi ha concluso che, "nonostante la crescita migliori e questo chiaramente implica che i rischi stiano diminuendo, il momento" di cambiare la politica monetaria "non e' ancora arrivato". Per cambiare la politica monetaria, ha sottolineato Draghi, "dobbiamo essere sicuri che dopo l'uscita dal Qe, l'inflazione rimanga su determinati livelli e non si sgonfi. Non e' arrivato il momento di cambiare politica monetaria per varie ragioni, tra cui l'inflazione sottostante, che non mostra alcun segnale convincente per i nostri obiettivi, e il debole movimento nei salari nominali.