Eataly, Farinetti: ""Guerra in uscita. Deleghe a mio figlio". La road map
La nuova road map: "100 aperture e quotazione a New York"
Andrea Guerra in uscita da Eataly e deleghe operative tutte in mano a Nicola Farinetti, uno dei tre figli del fondatore del gruppo della grande distribuzione del food made in Italy di qualità. Ad annunciare la svolta nella governance di Eataly è lo stesso Oscar Farinetti, fondatore del gruppo nel 2004, che in un'intervista al Corriere della Sera spiega il nuovo ciclo che si sta per aprire dopo i cinque anni di reggenza affidata all'ex amministratore delegato di Luxottica.
"Il nostro è un lavoro dispendioso, servono sempre energie fresche. Nicola, che chiamiamo l’americano per- ché ha lavorato a Eataly Usa, avrà i poteri del Ceo. Francesco verrà con me ad occuparsi di Green Pea, il nuovo progetto (di vendita di articoli improntati alla sostenibilità, ndr) che lancerò ad agosto 2020 e il più giovane, Andrea, si occuperà delle aziende agricole", ha spiegato Farinetti, che però ha tenuto a precisare che Guerra resterà presidente di Eataly almeno per tutto il 2020. Prosieguo confermato, a dispetto dei rumors che circolano nella City milanese secondo cui il manager starebbe per lasciare il gruppo già questa settimana.
"Si è completato un percorso di cinque anni, oggi Eataly ha una sua struttura manageriale e può gestire il ricambio. Quanto a me riposerò per un po’ e poi valuterò nuove opportunità nel business", ha spiegato infatti Guerra.
Dopo l'apertura di Toronto ("è stato uno spettacolo, c’era la fila per tre isolati"), Farinetti poi detta la road map della crescita. "Vogliamo aprire in altre 100 città del mondo e possiamo farlo proprio in virtù del gran lavoro che Andrea Guerra ha fatto in questi cinque anni con noi", ha detto il fondatore snocciolando i numeri del business: "Oggi Eataly ha un perimetro di ricavi, compreso il franchising, di 620 milioni. Ha un Ebitda vicino al 5% e un utile netto che si colloca tra i 5 e i 10 milioni. Nell’ultimo anno siamo cresciuti del 10%, il 3% con i negozi già esistenti e il resto con le nuove aperture".
Una crescita che in futuro non rinuncerà alla Borsa nonostante l'addio del presidente esecutivo ("siamo pronti magari ci quoteremo direttamente a New York"), ma che al momento si può "finanziare tranquillamente con il cash flow".
La quotazione però consentirebbe ai due grandi soci che condividono il capitale con Farinetti (per il 20% la Tip di Gianni Tamburi e una quota analoga nel portafoglio della famiglia Miroglio, il restante 60 alla famiglia del fondatore) di monetizzare l'investimento. Intanto, Luca Baffigo, uno degli esponenti della famiglia Miroglio completerà la governance come vicepresidente. "Verrà a darci una mano, per le 100 nuove aperture", ha concluso Farinetti.
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