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Economia
Elezioni 2018, fondi internazionali via da Piazza Affari in vista del 4 marzo

Da BlackRock a Vanguard, i gestori si mettono alla finestra vista l’incertezza sull’esito delle elezioni. Tra i titoli più colpiti dalle vendite vi sono Saipem, A2A e Prysmian

Dopo un avvio d’anno scoppiettante, che ha visto l’indice Ftse Mib guadagnare il 7,5% e staccare così altri listini europei come Madrid (+3,8%), Parigi (+3%) e Francoforte (+2,2%), Piazza Affari potrebbe subire ora una battuta d’arresto a causa delle prese di profitto che da qualche giorno i grandi fondi azionari internazionali hanno iniziato ad effettuare, riducendo l’esposizione sul listino azionario italiano in attesa dell’esito delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo.

 

La liquidità così creata, ha segnalato stamane un report di Hsbc Holdings, sta andando a rafforzare l’esposizione dei gestori sul listino di Londra, che penalizzato da una sterlina in rafforzamento su dollaro ed euro ha visto l’indice Ftse 100 perdere da inizio anno l’1,3%, unico tra i principali listini europei ad inaugurare l’anno con una perdita.

 

“La crescente incertezza sull’esito delle elezioni politiche italiane del 4 marzo ha causato un significativo cambio nel posizionamento dei grandi fondi in Italia” sottolinea nel report lo stretegist di Hsbc, Amit Shrivastava. Ma chi è stato a muoversi e quali titoli sono stati coinvolti da questo riposizionamento che è reso evidente dal fatto che l’indice Ftse Mib nell’ultima settimana è caduto più del paniere europeo Stoxx Europe 600, dopo un rally di inizio anno guidato dai titoli ciclici e dalle banche?

 

Hsbc non lo dice, ma se l’uscita dei grandi fondi è avvenuta, in punta di piedi, nell’ultima settimana, basta scorrere l’elenco dei titoli che hanno perso più rapidamente quota per trovare le probabili “vittime” del riallineamento delle posizioni dei gestori. La perdita più vistosa è stata segnata da Leonardo (-11% a ieri sera), ma sul titolo ha pesato il 12% di ieri che ha seguito l’annuncio del nuovo piano industriale, i cui obiettivi sono apparsi deludenti ad analisti e investitori.

 

Non tenendo conto dell’azienda guidata da Alessandro Profumo, le prese di profitto più marcate hanno colpito nell’ordine Saipem (-7,8%), A2A (-4,9%), Prysmian (-3,9%), Enel (-3,3%), Italgas (-3,2%), Recordati (-3,1%) e Tenaris (-3%). Perdite tra i 3 e i 2,5 punti percentuali sono state accusate nell’ultima settimana anche da Ternaris, Stmicroelectronics, Snam, Eni, Azimut, Telecom Italia e Mediobanca.

 

Chi può aver venduto? Anche in questo caso Hsbc non fa nomi, ma per avere un’idea si possono confrontare le partecipazioni risultanti a Consob, quando superiori al 2%, con le ultime indicazioni fornite da Morningstar: in Saipem, ad esempio, il fondo statunitense Dodge & Cox per Consob deteneva una partecipazione del 6,42%, mentre Morningstar la vede in lieve crescita al 6,45%. Il fondo potrebbe dunque aver approfittato dei cali per arrotondare la partecipazione, mentre possibili venditori tra i fondi internazionali sono Vanguard (attorno all’1,38% del capitale), Dimensional Fund (0,84%), BlackRock (0,80%) e Fidelity (0,45%).

 

In A2A non risultavano fondi sopra il 2%, ma Morningstar segnala Bnp Paribas (2,1%), nuovamente Dimensional Fund (1,53%), Vanuard (1,14%), Jp Morgan (0,77%), Aqr Capital Management (0,54%), Invesco (0,44%) e di nuovo BlackRock (0,38%). In Prysmian è Norges Bank (al 4,63% per Consob) sul banco degli imputati, dato che per Morningstar sarebbe scesa a poco più del 3,12%, mentre Vanguard  potrebbe aver arrotondato la partecipazione (Morningstar l’accredita di un 2,43% di capitale), così come BlackRock (complessivamente al 3,76%). Potrebbero però aver ridotto l’esposizione Threadneedle (1,46%), T. Rowe Price (1,09%), Bankinter (1,05%), Syz AM (0,99%) e Handelsbanken (0,97%).

 

In Enel BlackRock risultava possedere oltre il 5,61%, ora sembrerebbe essere scesa ampiamente sotto il 5%, ma la partecipazione è sempre stata molto frazionata e questo rende difficile un confronto puntuale. In questo caso tra i potenziali acquirenti compare Capital Research (2,44% per Morningstar, sotto il 2% per Consob), tra i possibili venditori si notano Vanguard (1,85%), Norges Bank (1,83%), Jp Morgan (1%) e Franklin Templeton (0,85%). In Italgas Lazard AM era sopra il 5% (5,038% per Consob) e dovrebbe essere rimasto stabile o avere leggermente incrementato la partecipazione (portandola al 5,35% per Morningstar), ma tra i potenziali venditori vi sono Vanguard (1,41%), Nordea (1,23%), BlackRock (1,12%), T. Rowe Price (0,99%), Prudential (0,91%), Baring (0,85%) e Massachussets Financial Services (0,69%).

 

Per completare la rassegna mancano almeno Recordati e Tenaris. Nel primo caso nesssun fondo risultava possedere oltre il 2%, ma Morningstar segnala la presenza tra i soci di Norges Bank (1,83%), Fidelity (1,22%), BlackRock (1,01%), Invesco (0,95%), Principal Management (0,76%), Baring (0,58%), Bnp Paribas (0,52%), State Street (0,50%) e AllianceBernstein (0,49%). Nel caso di Tenaris, invece, Consob ha segnalato già da alcuni mesi come Aqr Capital risulti “corta” (ossia abbia posizioni ribassiste sul titolo) di circa il 2%, mentre Morningstar segnalava la presenza tra i soci dei fondi BlackRock (2,08%), di Vanguard (0,91%), Franklin Templeton (0,75%), Norges Bank (0,64%), Citibank China (0,61%), Bnp Paribas (0,52%), Union Investment (0,41%) e Artemis (0,36%).

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