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Economia
Berlusconi Jr, Coin e Vitale: in liquidazione la catena che controlla Domino's

EPizza gestiva in Italia i 20 locali affiliati di Domino’s Pizza, nel 2021 contava 20 mln di debiti 

Liquidazione giudiziale per la pizza di cui sono soci anche Luigi Berlusconi (figlio di Silvio), Piero Coin (figlio di Vittorio già proprietario dell’omonimo gruppo di grande distribuzione) e Raffaele Vitale, figlio di Alberto e nipote del defunto banchiere Guido Roberto.

Qualche giorno fa, infatti, Luca Giani giudice del tribunale di Milano ha aperto la liquidazione di EPizza spa nominando Danilo Cannella quale curatore convocando i creditori il 21 giugno prossimo per l’esame dello stato passivo. La liquidazione avviene dopo la bocciatura nel novembre scorso della proposta di concordato (attestato da Francesco Carnevali), da parte dello stesso tribunale.

EPizza gestiva nel nostro Paese i 20 locali affiliati di Domino’s Pizza, una delle due catene mondiali più importanti del settore, che ha chiuso da poco i battenti. La società, presieduta e fondata nel 2015 da Marcello Bottoli, vedeva come primo socio col 45% l’inglese Evcp Growth seguita col 35% dalla Legendary Investments e proprio di quest’ultima sono azionisti, fra gli altri, la Ithaca e la Ithaca 2 di Berlusconi junior, la Novagen di Coin, la Elilani di Vitale (oggi manager del private equity Pai Partners) e anche la Vfm di Roberto Ferraresi, amministratore delegato di The Equity Club, il club del di Mediobanca.

Nel 2021 EPizza ha fatturato 10,5 milioni di euro ma presentava debiti per quasi 20 milioni, di cui 5,3 milioni verso banche. Il piano concordatario prevedeva il realizzo di 1,5 milioni a servizio dei creditori stessi, anche grazie alla cessione di 5 punti vendita per 400mila euro alla MilanoRp di Aldo Carbone che controlla il marchio “Runner Pizza”. Inoltre i soci si erano impegnati a rinunciare a un milione di crediti prededucibili. Così facendo i crediti prededucibili e quelli dei lavoratori sarebbero stati soddisfatti al 100%, quelli privilegiati al 17,3%, gli altri all’1% fino allo 0,5% riservato ai chirografari. Ma tutto ciò non convinse il tribunale di Milano che contestò l’entità proprio dei crediti prededucibili e mise così i soci di EPizza davanti alla strada della liquidazione. 

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