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Economia
ePrice, dietrofront di Arpe sull'aumento. Ma Sator chiede la testa del Ceo

Primo semestre da dimenticare per Paolo Ainio: il fondatore e socio di controllo, col 21,8%, di ePrice (l’ex Banzai) ha dovuto incassare un ulteriore calo dei ricavi a 63 milioni (-15,8% rispetto allo stesso periodo del 2018), dell’Ebitda adjusted, negativo per 4,5 milioni contro i 4,3 milioni di perdita dei primi sei mesi del 2018 e pertanto del risultato netto, in rosso per 23,8 milioni, (-5,7 milioni un anno prima). La posizione finanziaria netta è inoltre pari a 13 milioni (di indebitamento) al 30 giugno 2019, ovvero a mezzo milione netto di indebitamento al netto degli effetti Ifrs16.

Dopo aver confermato il taglio, rispetto alle stime di fine marzo, degli obiettivi per l’esercizio in corso, che dunque non vedrà più un pareggio a livello di Ebitda (destinato a slittare quanto meno al 2020) e con un fabbisogno di cassa stimato in 10 milioni per il prossimo anno, il Cda ha deciso di varare un aumento, in via scindibile in una o più volte, da 20 milioni di euro comprensivo di eventuale sovrapprezzo. Operazione che dovrebbe essere lanciata, secondo le previsioni del mercato, entro fine anno.

Il controvalore appare doppio di quanto fino all’altro ieri si attendevano molti analisti, anche se il Cda ha precisato che sono già state raccolti impegni di sottoscrizione per un ammontare pari a 10 milioni di euro da parte di alcuni soci “tra cui Paolo Ainio e Vis Value Partecipazioni”, quest’ultima facente capo a Paolo Boroli (top manager di lungo corso del gruppo De Agostini e co-fondatore con Ainio di Banzai nel 2007), in particolare tramite l’impegno a sottoscrivere i diritti d’opzione di loro spettanza per circa 4,38 milioni di euro ed eventuali diritti inoptati per ulteriori 5,62 milioni circa.

Su ePrice aveva inutilmente tentato un affondo la scorsa primavera Matteo Arpe che col fondo Sator è socio al 21,21% ma ha in consiglio un solo rappresentante. Svanita pochi giorni fa l’ipotesi di un ingresso di Omni Partners nel capitale di ePrice in occasione della prevista ricapitalizzazione, Arpe che a marzo si era schierato contro l’ipotesi di un aumento di capitale questa volta ha fatto sapere di essere d’accordo con la ricapitalizzazione, ma è tornato a chiedere come prerequisito per una partecipazione alla stessa un cambio di management.

“In coerenza con quanto già manifestato nell’assemblea di ePrice del 16 aprile 2019, il fondo Sator ha dichiarato al Consiglio di amministrazione della società di essere favorevole a valutare una ricapitalizzazione finalizzata a garantire la continuità aziendale, subordinatamente al passo indietro dell’attuale management e ad una piena discontinuità rispetto all’attuale gestione che ha negli ultimi anni costantemente disatteso i piani presentati, consumando oltre 130 milioni di risorse finanziarie”, ha infatti spiegato un portavoce di Sator.

Lo scorso marzo Sator aveva proposto alla presidenza di ePrice, al posto di Ainio (al momento presidente e amministratore delegato), Moshe Sade Bar, venture capitalist israeliano esperto di tecnologia e innovazione, attualmente senior partner e azionista di maggioranza di TA Capital Llp, poi eletto come rappresentante di minoranza nel Cda di ePrice. Nella lista di Sator per il Cda, che non ottenne il gradimento dell’assemblea, erano presenti altri nomi di primo piano legati a Sator come Francesca Sabatini, Francesca Luchi, Serenella Rossano, Giorgio Gabrielli (ad di News 3.0), Mariano Carozzi (chief innovation officer a Banca Profilo) e Giacomo Garbuglia. Non era invece presente il nome di Arpe, così come non era indicato alcun candidato alla carica di amministratore delegato, quasi a indicare che Ainio poteva mantenere la guida della società a patto di imprimere una decisa svolta, magari valutando l’aggregazione con altre realtà del settore visto che la “crescita esterna, in Italia o all’estero” era giudicata dall’ex enfant prodige della finanza italiana una necessità “prioritaria”.

Un’ipotesi quest’ultima rispetto alla quale lo stesso Ainio ha già fatto sapere come non vi siano “obiezioni di principio” posto che ciò crei valore “per tutti gli azionisti, guardando alle opportunità concretamente disponibili”. Alla fine, per ora, di opportunità concrete in grado di creare valore “per tutti gli azionisti” non se ne sono trovate, se non la partnership industriale con altri quattro operatori di e-commerce europei (il francese Cdiscount, il rumeno eMag e il tedesco Real.de) per dare vita al marketplace International marketplace network (Imn).

Non proprio un’intesa trascurabile, visto che permetterà ai merchant attivi un accesso unico in quattro paesi europei, con la possibilità di raggiungere 230 milioni di potenziali utenti. Ma Arpe difficilmente potrà accontentarsi: rispetto ai 21 milioni di euro investiti a suo tempo in Banzai/ePrice, la partecipazoine di Sator alle attuali quotazioni e nonostante un 35% di recupero nell’ultima settimana vale poco più di 6,5 milioni di euro, con una minusvalenza potenziale di quasi 14,5 milioni ossia del 68%.

Per sperare di recuperare almeno in parte le perdite ePrice dovrà recuperare clienti, ordini e fatturato, oltre che marginalità, ma sembra difficile pensare che a guidare la riscossa, ottenendo ulteriori capitali da soci e mercato, possa essere la stessa squadra manageriale che in questi anni malgrado tutti gli sforzi non è riuscita a trovare il bandolo della matassa, peraltro in un settore sempre più concorrenziale come l’e-commerce.

Luca Spoldi

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