"Le azioni Esselunga sono sue". Caprotti vince ancora contro i figli
Uno come lui non è abituato a perdere. E per non smentirsi ha messo a segno un'altra vittoria importante nella guerra contro i figli. Stiamo parlando di Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, che da tempo battaglia con Violetta e Giuseppe per la proprietà delle quote del gruppo da lui fondato. Ebbene, i giudici della Corte d'Appello di Milano hanno appena confermato le conclusioni del lodo arbitrale sulla proprietà delle azioni, favorevoli al padre e impugnate dai figli.
La prima sezione civile della Corte presieduta da Ersilio Secchi ha infatti giudicato rilevante il contenuto delle scritture private del 1966, dalle quali emerge chiaramente che tali azioni erano state intestate dal papà a Giuseppe e Violetta in via fiduciaria con il diritto di Caprotti di rientrare nella piene proprietà con una semplice comunicazione alla società fiduciaria.
Proprio per quelle scritture private dal 1996 al 2011, la proprietà della holding che controlla Esselunga era attribuita in usufrutto al padre e ai figli in proprietà. Tale assetto doveva garantire la leadership al fondatore e cominciare a preparare la successione. Nel 2011 però, l'imprenditore, classe 1925, ha deciso di riprendersi quelle quote in polemica con i figli. Immediata la reazione di Giuseppe e Violetta che si sono rivolti ai giudici.
La Corte d'Appello ha ripreso quanto già osservato dal collegio arbitrale, che con il lodo deliberato nel luglio 2012 aveva dichiarato la piena ed esclusiva proprietà di Bernardo Caprotti delle azioni Supermarkets Italiani.
"Il principio pacta sunt servanda, invocato da Bernardo Caprotti, esprime un principio di diritto ma anche un fondamentale principio di giustizia sostanziale, né sussistono nel presente caso particolarità che facciano apparire equo derogarvi", hanno scritto i giudici del collegio arbitrale e ripreso quelli della Corte d'Appello.
"Le azioni derivanti dagli aumenti di capitale erano state sottoscritte da Giuseppe e Violetta con denaro fornito dal padre attraverso donazioni la cui natura simulata (simulazione relativa), già espressamente concordata nelle scritture del 1996, non è mai stata messa in discussione nel corso del procedimento arbitrale, pertanto i figli sotto questo aspetto non hanno subito alcun sacrificio patrimoniale tale da giustificare una appropriazione delle azioni già oggetto dei mandati fiduciari". "Giuseppe e Violetta hanno attribuito al padre la più ampia e discrezionale facoltà, esercitabile in qualsiasi momento e anche senza preavviso, di intestare a sé medesimo o di cedere a terzi le azioni. I figli perciò non potevano considerare i titoli come ormai definitivamente acquisiti al loro patrimonio, e non possono ora sostenere di essere stati inopinatamente spossessati delle azioni".
Forte anche di quest'altra vittoria Caprotti non ha alcuna intenzione di mollare le redini del gruppo che ha creato. Ieri, a Prato, l'ha detto chiaramente commentando l'addio di Turiddo Campanini, che ha lasciato la guida di Unicoop Firenze: "Non ho capito perché lo ha fatto, è giovane ed energico... dovrei lasciare anche io, vedremo".