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Economia



 

Bandiera Europea

 

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I dati europei sull'andamento delle economie del Vecchio Continente sono un autentico bagno di sangue. Per l'Italia si tratta del sesto trimestre consecutivo in rosso, per la Francia del secondo (e con il terzo scatta la recessione tecnica) e anche la locomotiva tedesca, prima manifattura europea, ha invertito la rotta rispetto ai trimestri precedenti, segnando un -0.6%. Cosa che non accadeva dalla fine del nero 2009, anno in cui anche la Germania pagò lo scotto delle conseguenze negative sull'economia reale dello scoppio della crisi finanziaria dei mutui subprime americani.

L'insegnamento da trarre da questo 2012 è che di solo rigore si muore: in Italia nemmeno i super tecnici della Bocconi sono riusciti nel miracolo della crescita, la Francia sta assomigliando sempre di più a un Paese dell'Europa del Sud (e ha già perso la Tripla A) e, numeri alla mano, se Eurolandia, il primo mercato di esportazione tedesco,  non cresce (-0,9% il Pil nel 2012) è normale che anche la Germania perda colpi. L'avranno capito ora anche a Berlino, strenui difensori dell'austerity uber alles?

Difficile. Non più tardi di ieri il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble cercava il male altrove, tuonando contro la troppa liquidità in giro per il mondo che ha l'effetto di far apprezzare la moneta unica a danno dele esportazioni europee (tedesche!). In sede di bilancio Ue, sempre qualche giorno fa, la Cancelliera Angela Merkel ha giocato al ribasso, riducendo al lumicino le risorse da destinare ai provvedimenti pro crescita per l'economia del Vecchio Continente. Che così diventa sempre più vecchio e affaticato. 

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