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Economia
EY Capri Digital Summit, la strategia "coraggiosa" per il futuro del Paese

EY Capri Digital Summit, al via la 13esima edizione

Infrastrutture,  trasformazione digitale e cambiamenti nei consumi e nella produzione di beni e servizi per una ripresa "coraggiosa": sono questi i temi centrali della tredicesima edizione del Capri Digital Summit di EY, quest'anno intitolato "A New Brave World". Un'edizione inedita per il contesto storico in cui è immersa, che l'ha costretta alla dimensione digitale e alla rinuncia alla consuenta ambientazione.

Direzione Italia: un piano per le infrastrutture

Le possibilità di sviluppo economico e sociale del Paese passano, secondo le analisi di EY, anche dalla qualità del sistema infrastrutturale nel suo complesso che, allo stato attuale, è una conseguenza diretta dei limitati investimenti effettuati negli ultimi anni. Seppure non esista un dato puntuale sulla spesa complessiva per infrastrutture in Italia, gli investimenti totali nel settore sono passati da circa 110 miliardi di euro del 2014 a circa 133 miliardi di euro del 2019, con un tasso di crescita annuale del 3%. L’incidenza di tali investimenti sul PIL in Italia è cresciuta dal 6,8% del 2014 al 7,5% del 2019, segnando comunque una certa distanza rispetto ad altre economie europee (Germania e Spagna circa 9% e Francia circa 11%). In questo orizzonte temporale la spesa pubblica in infrastrutture si è attestata intorno al 2% del PIL, a fronte di una media EU di circa il 2,9%.

Appare quindi evidente come la ripartenza post Covid-19 richieda interventi urgenti per garantire il mantenimento di adeguati livelli di competitività del Paese, mediante un piano straordinario di investimenti infrastrutturali che tenga conto di specifiche considerazioni di natura finanziaria sull’uso delle risorse pubbliche e private e di come la crisi in atto abbia reso evidente la necessità di ripensare fabbisogni e priorità.

"Sta cambiando il modo in cui viviamo, lavoriamo e facciamo impresa e avviare il Paese verso un percorso di crescita sostenuta è l'unica risposta possibile", ha dichiarato il regional partner dell'area Med e CEO per l'Italia di EY, Massimo Antonelli, in apertura dei lavori. Per Antonelli, c'è bisogno di "fiducia e coraggio": "fiducia per ridurre l'incertezza provata nel mese di settembre dal 53% del campione preso in esame, e coraggio per fare scelte coraggiose e dotarci di una leadership autorevole, con una visione strategica di medio-lungo periodo, fondamentale per cogliere l'opportunità offerta dagli oltre 200 miliardi di euro del programma Next Generation EU".

Secondo Marco Daviddi, EY Strategy and Transactions leader per l’area Med, tre sono invece le principali "sfide" capaci di favorire l'accelerazione della ripresa: il completamento delle infrastrutture strategiche per il trasporto di beni e persone, un grande piano di manutenzione e ammodernamento delle opere esistenti e un intervento strategico che ripensi le aree metropolitane. "Intervenire sulla dotazione infrastrutturale del nostro Paese - ha spiegato Caviddi - è fondamentale per sostenere nel breve termine la crescita e l’occupazione, consentire alle imprese e ai cittadini di perseguire i processi di trasformazione che Covid-19 ha accelerato e rendere il nostro sistema sociale e produttivo più resiliente”.

Risollevare l’economia mediante ingenti investimenti in grandi opere strategiche nel comparto delle infrastrutture è quindi focale per la ripresa dell’economia. Si calcola infatti che ogni euro speso nel settore si trasformi in 2,5 euro di PIL nel medio periodo. Si stima che le risorse del Recovery Plan possano consentire un incremento di circa il 25% della spesa pubblica per investimenti nei prossimi 5 anni, con un impatto annuo pari a circa lo 0,5% del PIL dell’anno 2019. D’altra parte, la vera sfida è creare le condizioni affinché queste risorse possano efficacemente mobilitare e aggregare anche un volume crescente di risorse private. Le analisi di EY stimano un valore compreso tra i circa 150 e 200 miliardi di euro di investimenti complessivi in infrastrutture nei prossimi cinque anni che le risorse addizionali del Recovery Fund potrebbero mobilitare, con un impatto annuo pari al 1,8% del PIL del 2019.

Un piano per la ripresa: la resilienza delle aziende italiane

Nel corso dell'evento si sono confrontati esponenti del mondo istituzionale, accademico ed economico per disegnare una strategia "coraggiosa" per il futuro del Paese. Ad intervenire, tra gli altri, sono stati anche due esponenti del settore dell'energy - Francesco Starace, CEO di Enel, e Marco Alverà, numero uno di Snam - e l'Amministratore Delegato di Leonardo, Alessandro Profumo.

"L'economia italiana vive in parte sull'Italia, in parte sul mondo", ha dichiarato Francesco Starace. "Per farla ripartire, molte cose devono essere messe a posto in Italia, altrimenti non ci sono molte speranze. Ma altrettante devono essere sistemate nel mondo. Il quadro che vediamo globalmente è meno fosco e grave di quel che sembri, l'economia mondiale riprenderà meglio di quanto si pensi".

Quanto al Recovery Plan, il numero uno del colosso dell'energia ha spiegato: "Il piano europeo è ben articolato, intelligente e ha una connotazione di innovazione totale. Il punto vero è che, per la prima volta da quanto esiste, l'Europa va sui mercati a chiedere soldi in prestito, non ci vanno i singoli Stati membri, e insieme a questi cerca di uscire dalla crisi". Starace ha poi concluso: "C'è bisogno di iniziative concrete".

Iniziative concrete che non possono trascurare l'importanza della sostenibilità. Marco Alverà, al timone di Snam, è tra i primi ad aver scommesso sull'idrogeno, la "particella" capace di dare un forte impulso alla transizione energetica in vista dei target sfidanti da raggiungere entro il 2030 e il 2050: "C'è una grande sfida che sta partendo con l'idrogeno. L'Italia ha un vantaggio stutturale, grazie anche al lavoro svolto da Enel. Abbiamo enormi competenze nelle rinnovabili, anche manifatturiere, oltre al grande vantaggio dato dal fatto che l'idrogeno fatto dal sole costerà sempre meno di quello fatto dal vento.  È una sfida appena partita: la Francia vuole investire 7 miliardi, Germania e Spagna 9, il Portogallo 7. Tutto questo solo per l'idrogeno nei prossimi dieci anni". La sfida sull'idrogeno, secondo Alverà, si aggiunge alle opportunità di rilancio infrastrutturale che l'Italia dovrà sfruttare.

Il focus sul green è condiviso anche da Alessandro Profumo, CEO di Leonardo, che ha spiegato di avere una vera e propria "ossessione" per la sostenibilità: "Per essere sostenibili dobbiamo essere in grado di gestire il presente ma anche di costruire competenze che ci consentiranno di essere un passo avanti rispetto ai nostri concorrenti".

"Il settore delle aerostrutture - ha aggiunto Profumo -, tra i più impattati dal Covid, deve reinventarsi totalmente: possiamo farlo pensando al futuro e alle innovazioni, diversificando il business e declinando dunque le nostre capacità in altri settori".

"Il bello di queste fasi di grande cambiamento è proprio questo: sforzarsi di ragionare su come possiamo valorizzare le risorse e le competenze che possediamo". Un esempio è il sistema universitario italiano, "tra i più criticati al mondo, ma non è un caso che gli studenti italiani siano tra i migliori al mondo". Ed è proprio sui giovani che Profumo ha poi spostato l'attenzione: "Ci lamentiamo che i giovani vadano all'estero, ma il problema è che siamo noi aziende che non ne assumiamo abbastanza. C'è bisogno di più imprese medio-grandi, perché quelle piccole sono quasi sempre a gestione famigliare e per un giovane è più difficile farsi largo". "Non sarebbe male - ha concluso Profumo - se riuscissimo ad accompagnare le imprese nella crescita".

 

 

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