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Economia
Elezioni 2018, nel mirino gli sgravi fiscali: un tesoretto da 142 miliardi

Fisco: Cgia, 'sgravi' nel mirino partiti, tesoretto da 142 mld

Gli sgravi fiscali rappresentano "un tesoretto da 142 miliardi" e sono entrati nel mirino dei partiti impegnati nella campagna elettorale. Le detrazioni, le deduzioni fiscali, le cedolari secche e i crediti di imposta che riducono il prelievo sui contribuenti italiani, le cosiddette 'tax expenditures', sono 466 e costano allo Stato 54 miliardi di euro all'anno. Lo segnala l'Ufficio studi della Cgia sottolineando che a queste voci vanno accostate le detrazioni ai fini Irpef che interessano i lavoratori dipendenti e gli autonomi (37,8 miliardi di euro), le detrazioni per i familiari a carico (11,3 miliardi) e una serie di altre agevolazioni (aliquote Iva ridotte, Ace per le societa' di capitali, tassazione separata per alcune tipologie di reddito, imposte sostitutive sui redditi da capitale etc.). Alle quali si aggiungono anche le spese fiscali relative ai tributi locali. Si tratta di misure che assicurano una riduzione del prelievo su Irap, Tari, Imu, Tasi e Tosap (tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche). Complessivamente lo sgravio riferito alle tasse locali ammonta a 38,7 miliardi di euro all'anno. "Questo tesoretto, costituito in linea generale da oltre 142 miliardi - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - e' finito nel mirino delle promesse elettorali presentate in questi giorni dai big della politica nazionale. La riduzione delle tasse, l'aumento delle pensioni minime o l'introduzione del reddito di cittadinanza potrebbero essere in gran parte realizzate attraverso una sforbiciata a queste agevolazioni che, quasi sicuramente, andranno pero' a penalizzare chi oggi beneficia di queste misure".

Concentrando l'attenzione solo sulle misure strettamente riconducibili alla voce 'tax expenditures, di queste 466 agevolazioni, le prime 20 incidono sul totale della spesa (pari a 54 miliardi all'anno) per il 75,6%. Cio' vuol dire che la spesa per questo pacchetto di interventi agevolativi e' fortemente concentrato su poche voci che potrebbero essere le prime a subire una contrazione. Nel dettaglio, la prima voce e' il 'bonus Renzi' che interessa oltre 11 milioni di lavoratori dipendenti con un livello retributivo medio-basso e costa allo Stato quasi 9 miliardi all'anno. La seconda misura e' la detrazione al 50 per cento delle spese per il recupero edilizio che grava sulle casse pubbliche per 6 miliardi di euro. In terza posizione, invece, i proprietari di prima casa la cui rendita catastale non rientra nell'imponibile Irpef. Questi contribuenti godono di uno 'sconto' fiscale di 3,6 miliardi di euro. "Che sia necessario disboscare questa giungla di misure agevolative e' fuori discussione - conclude Zabeo - e' altresi' importante non buttare via il bambino con l'acqua sporca. Non vorremmo, infatti, che a pagare il conto fosse ancora una volta il ceto medio che, rispetto alle altre, e' stata la fascia sociale piu' colpita dalla crisi di questi ultimi 10 anni". Sul fronte delle tasse, infine, la Cgia torna a ribadire un concetto molto chiaro che, pero', fatica a farsi strada in alcuni partiti anche in questo scorcio di campagna elettorale. "E' verosimile ipotizzare - afferma il segretario della Cgia Renato Mason - che con meno tasse da pagare, si registrerebbe una decisa emersione di base imponibile tale da consentire al nostro fisco di concentrare le attivita' di contrasto nei confronti dei comportamenti fiscali piu' insidiosi. Va altresi' segnalato che nel nostro Paese la riduzione strutturale delle tasse potra' comunque avvenire solo se si ridurra' di pari importo anche la spesa pubblica improduttiva. Altrimenti rischiamo di illudere inutilmente i cittadini. Infine, e' auspicabile che la riduzione del costo del lavoro sui neo assunti con un contratto a tempo indeterminato introdotta in questi ultimi anni diventi strutturale". (AGI) Gio

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