Le percentuali di ricarico vanno accertate con autorevolezza
di Avv. Matteo Sances
Se l’Ufficio delle Entrate verifica l’attività dell’impresa prescindendo dalla contabilità aziendale – perché ad esempio ritenuta irregolare – i nuovi ricavi accertati devono essere “ragionevoli” e “verosimili”.
Secondo una recente sentenza della Commissione Tributaria Regionale della Lombardia, infatti, non è corretta l’operazione dell’Agenzia delle Entrate consistente nell’applicazione di un’unica percentuale di ricarico sull’intero campione delle merci analizzate (sentenza n.4053/2014).
Nel caso di specie, dunque, l’attività del contribuente riguardava la vendita di capi di abbigliamento e l’Ufficio delle Entrate si ostinava ad applicare su tutti i beni venduti la stessa percentuale di ricarico nonostante il contribuente avesse provato che la merce più vecchia fosse stata venduta inevitabilmente con margini nettamente più bassi rispetto alla norma.
Ebbene, i giudici ricordano che il Fisco non può basarsi su rigidi automatismi ma deve sempre proporre un quadro costruttivo quanto più ragionevole possibile.
Sul punto è doveroso ricordare che anche per la Suprema Corte la vendita di beni da parte di un’impresa a prezzi inferiori alla norma non può portare necessariamente ad un accertamento fiscale ma deve essere valutata attentamente dal Fisco la realtà aziendale (sentenza della Corte di Cassazione n.16695 del 3 luglio 2013, liberamente visibile sul sito www.studiolegalesances.it – sezione Documenti).
La mancata considerazione della realtà aziendale da parte dell’Ufficio delle Entrate, dunque, comporta inevitabilmente la nullità dell’accertamento fiscale.
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