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Economia
Gasdotto Nord Stream, semaforo verde: Stati Uniti e Germania trovano l’accordo

Il gasdotto Nord Stream 2, che raddoppierà il flusso di gas russo in Germania attraverso il Mar Baltico, sarà concluso senza incorrere in sanzioni statunitensi: l'accordo, annunciato da Washington e Berlino in una nota congiunta, scongiura una crisi diplomatica tra la Casa Bianca e il prezioso alleato tedesco ma suscita l'ira dell'Ucraina, che viene aggirata dall'infrastruttura e, non potendo più far leva come in passato sul suo ruolo di Paese di transito, teme di restare alla mercé del Cremlino. 

Costato oltre 9 miliardi di euro e ormai completato al 98%, il progetto era stato avversato sia dagli Usa, che temevano l'aumento della dipendenza energetica dell'Europa da Mosca, che da alcuni Paesi europei, tra cui la Polonia e la Francia, che avevano cercato invano di convincere Berlino a fare marcia indietro. 

Il raddoppio di Nord Stream, il cui primo ramo è operativo dal 2011, è però fondamentale per il fabbisogno energetico della Germania che, dopo aver rinunciato all'energia nucleare, dovrà abbattere anche il ricorso al carbone per rispettare i limiti europei alle emissioni di gas serra. Il governo tedesco aveva quindi sempre resistito in modo risoluto alle pressioni internazionali, costringendo il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a cedere.

Nella nota congiunta con cui annunciano l'intesa, che dovrebbe prevedere anche la revoca delle sanzioni contro la compagnia svizzera che opera il gasdotto, Usa e Germania promettono di reagire con sanzioni se il Cremlino utilizzerà l'energia come arma di ricatto nei confronti dell'Ucraina o "commetterà ulteriori azioni aggressive". 

Inoltre, l'accordo impegna la Germania a finanziare la transizione verde dell'Ucraina con un fondo da un miliardo di dollari e a trattare con Mosca un prolungamento oltre il 2024 del transito di gas russo attraverso il territorio di Kiev, con l'obiettivo di un'estensione di dieci anni. Tutti temi discussi da Merkel in una telefonata con il presidente russo, Vladimir Putin, che ha espresso soddisfazione per la chiusura della vicenda.

Le rassicurazioni però non bastano a Kiev. I ministri degli Esteri di Ucraina e Polonia, Dmytro Kuleba e Zbigniew Rau, incontratisi nella capitale dell'ex repubblica sovietica, hanno affermato che "una simile decisione ha creato ulteriori minacce politiche, militari ed energetiche per l'Ucraina e l'Europa centrale nel suo complesso". 

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