Economia

Generali, nuovo impasse nel cda: la maggioranza boccia Cirinà

di Marco Scotti

Non accenna a placarsi la tensione per la sostituzione di Francesco Gaetano Caltagirone in consiglio

Generali, stallo in cda: nessun nuovo nome al posto di Caltagirone

Mai come questa volta il detto “nessuna nuova, buona nuova” dev’essere smentito. Generali, una delle più importanti aziende italiane, settima per capitalizzazione con un controvalore di oltre 25 miliardi di euro, è ancora in balia di varie tensioni. In particolare, dopo l’uscita di scena di Francesco Gaetano Caltagirone, che si è dimesso dal consiglio di amministrazione lo scorso 26 maggio, la sua sostituzione rimane un tema di attualità e assai complesso. Partiamo dall’inizio: nel presentare la sua lista che avrebbe dovuto contendere il primato a quella del cda, il costruttore romano aveva indicato 13 nomi, cioè 11 consiglieri più quelli di Luciano Cirinà e Claudio Costamagna, rispettivamente amministratore delegato e presidente in pectore.

A seguire gli altri, guidati dallo stesso Caltagirone. E poi i due eletti, cioè Marina Brogi e Flavio Cattaneo. In quarta posizione Roberta Neri.  Seguono Alberto Cribiore, banchiere di lungo corso ed ex Chairman Globale di Merrill Lynch, Maria Varsellona futuro General Counsel Global di Unilever, esperta in materia legale e governance, Paola Schwizer, ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università di Parma e professore affiliato alla Sda Bocconi. Al numero dieci c’è Andrea Scrosati, ad e coo globale di Freemantle, società del gruppo Bertelsmann, già ai vertici di Sky e con grande esperienza nei media e nel digitale. Poi Stefano Marsaglia, con oltre 30 anni di esperienza in investment banking (Rothschild, Barclays e Mediobanca) ed ex braccio destro di Alberto Nagel, quindi Nicoletta Montella, a capo del legale di Ntv e infine Patrizia Michela Giangualano, esperta di governance e membro dei cda di Leonardo, Ferragamo e Saipem.

Ora, nel momento in cui Caltagirone si è dimesso, si è reso necessario sostituirlo. Ok, ma con chi? Secondo la lista di minoranza, la scelta doveva essere – da statuto – affidata a lei. In particolare, si voleva mantenere lo stesso genere di consigliere (esce un uomo entra un uomo). A quanto risulta ad Affaritaliani.it, invece, la lista di maggioranza avrebbe provato a cooptare direttamente Roberta Neri, già amministratore delegato di Enav, per farla sede in cda. E al suo rifiuto si sarebbe aperto un nuovo vuoto alla ricerca del sostituto. Secondo quanto può ricostruire Affaritaliani.it, inoltre, i due nomi su cui ha puntato l’ingegnere sono quelli di Claudio Costamagna, che però sembra non sia più disponibile, e quello di Luciano Cirinà.

Qualcuno opina che Cirinà abbia una vertenza in corso con Generali e che quindi sia una cosa poco opportuna. Ma fonti vicine alla lista Caltagirone fanno presente che se il nome di Cirinà non è stato bocciato all’epoca della presentazione delle liste, quando cioè si è aperta anche la querelle legale tra il manager e il Leone, non si capisce per quale motivo ora questo nome non dovrebbe più essere valido. Perché, avrebbe detto l’ingegnere romano, Cirinà e Costamagna sono due manager che potrebbero far fare un salto di qualità a Generali e potrebbero essere efficaci anche all’interno dei comitati. La maggioranza invece sembra aver puntato altri tre nomi, cioè Cribiore (numero sette nella lista), Scrosati (al decimo posto) e Marsaglia (undicesimo), nella lista presentata da Caltagirone. E su questa discrasia si è creato lo stallo cui si continua ad assistere. Perché l'ingegnere ritiene che la scelta debba per forza di cose essere in capo a lui e alla sua lista, pena la creazione di un pericolosissimo precedente in cui la maggioranza può bocciare i nomi della minoranza

Fonti vicine alla società, invece, dipingono un quadro completamente diverso. Riferiscono, infatti, che il nome di Cirinà venga usato più che come “scusa” per dimostrare la scarsa disponibilità della lista della maggioranza e che la pazienza sia ormai esaurita. Trapela insofferenza da parte di chi ribadisce che l’assemblea del 29 aprile ha incoronato Donnet e i suoi come vincitori. E c'è chi fa notare come su 13 nomi della lista, non si possa andare oltre la figura del manager ora in causa con Generali. Di più: fonti vicine alla società riferiscono come il ruolo del presidente sia stato necessario per cercare – per ora ancora senza successo – di trovare una quadra a una storia che si protrae da troppo tempo. Andrea Sironi, dunque, sarebbe in prima linea per evitare lo stallo. Una tesi che la lista Caltagirone non sembra apprezzare. Il problema è che si continua ad aspettare, mentre il tempo passa, il titolo perde valore e un campione come Generali rischia di restare fermo ai box per troppo tempo. 

La riorganizzazione di Generali

Il Consiglio di Amministrazione di Generali ha approvato la nuova struttura organizzativa di Gruppo, su proposta del Group CEO, Philippe Donnet. Questa nuova struttura organizzativa è finalizzata alla realizzazione delle priorità del piano strategico Lifetime Partner 24 Driving Growth, con gli obiettivi di: rafforzare il ruolo di Group Head Office di indirizzo e coordinamento delle Business Unit operative del Gruppo; potenziare le leve per il raggiungimento degli obiettivi di efficienza previsti dal piano e accelerare la  trasformazione digitale del Gruppo; integrare ulteriormente la sostenibilità nel business, attraverso la realizzazione della strategia ESG sia  lato investimenti sia lato prodotti, favorendo la diffusione della cultura della sostenibilità all’interno del Gruppo; ridefinire il presidio organizzativo e geografico dei mercati e delle linee di business multi-country, al fine di favorirne il coordinamento e le sinergie operative.