Generali e l'incognita da 560 milioni. Allo studio la svalutazione di Telecom

Di Andrea Deugeni
Sui conti di Generali di quest'anno potrebbero pesare, se il Ceo del Leone Mario Greco procederà spedito nella sua rigorosa politica di focalizzazione sul core business che tanto ha aiutato il titolo ad apprezzarsi in questo anno di nuova gestione, una svalutazione di circa 560 milioni. Euro che andranno in fumo e che mancheranno all'attivo 2013 della compagnia assicurativa triestina, se il Leone tirerà una riga con un secco tratto di penna sul valore della partecipazione Telecom, adeguandola al valore corrente di mercato (oggi a 0,539 euro). Proprio come sta per fare Mediobanca.
La quota azionaria che invece Telco, la honding che controlla il gruppo di Tlc guidato da Franco Bernabè e di cui la compagnia triestina è il secondo azionista con il 30,58%, ha iscritto a bilancio a 1,2 euro per azione è un valore che ha risentito, dal 2007 in poi, degli anni di vacche magre in cui versano il settore delle telecomunicazioni e l'andamento del business di Telecom e che da quando Telco, subentrata all'Olimpia di Marco Tronchetti Provera, pagò i titoli Telecom Italia 2,75 euro l'uno, è stato oggetto di ripetuti write-off per adeguare il titolo al valore corrente di mercato. Un'operazione di trasparenza nei bilanci di cui ora Mario Greco, assieme all'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel, si è fatto interprete (a partire dalla rivisitazione dei criteri con cui gli impairments scattano a bilancio rispetto alle concorrenti Allianz e Axa) a Piazza Affari per proiettare le Generali nell'era moderna post-capitalismo del "salotto buono".
Già Giovanni Perissinotto, l'ex Ceo della compagnia triestina silurato a giugno del 2012, valutava la quota Telco come partecipazione disponibile alla vendita ed è chiaro con il "liberi tutti" arrivato da Mediobanca, anche a Trieste, la principale "provincia" della merchant bank milanese, Greco procederà all'incasso al momento di mercato più opportuno. Intanto però, il bilancio dell'"anno zero" che i manager di Piazzetta Cuccia si preparano a licenziare si chiuderà con un rosso di 200 milioni di euro, il valore, circa, dell'ennesima svalutazione della partecipazione di Mediobanca in Telco (l'11,62% con adeguamento del titolo Telecom da 1,2 euro con cui è iscritto nel bilancio in Telco alla media degli ultimi 6 mesi). Una mossa dettata dal fatto che la holding che controlla il gruppo di Bernabè è per Mediobanca una partecipazione finanziaria e che Nagel ha inserito in quelle "avaible for sale", da vendere entro il 2015 quando avrà trovato un azionista, possibilmente del settore delle Tlc (è il desiderata espresso), pronto a rimpiazzare i vecchi soci nell'avventura Telecom. Logiche che valgono anche per Trieste e che in ambito contabile, visto che in Borsa nessuno prevede un miracolo (c'è anche la mannaia del downgrade di S&P che incombe) per il titolo Telecom nei prossimi due anni che è anche l'orizzonte temporale del piano industriale di Generali, porteranno con molta probabilità Greco a seguire quanto Nagel si appresta a fare, svalutando la quota prima di venderla. Per poter magari anche vantare una plusvalenza. Un "la" che per Trieste arriva ancora da Milano.