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Economia
Paolo Gentiloni gratta e perde. E' caos sul business del gioco

Piatto ricco, mi ci ficco o almeno ci provo: il rinnovo in automatico senza alcuna gara della concessione per il "Gratta e Vinci", introdotto dal decreto legge collegato al Ddl bilancio 2018 varato lo scorso 17 ottobre, sembra destinato a essere messo in discussione e potrebbe essere eliminato nel corso del dibattito parlamentare, rimettendo in discussione la concessione di uno dei più "redditizi" (sia per lo stato sia per il concessionario) giochi italiani. 

Lottomatica
 

Nel decreto si leggeva come "il comma 1 autorizza la prosecuzione del rapporto concessorio in essere, relativo alla raccolta, anche a distanza, delle lotterie nazionali ad estrazione istantanea (c.d. "gratta e vinci")", concessione finora gestita da IGT (l'ex Lottomatica) ed in scadenza nel 2019. La concessione già prevedeva un'opzione di altri 9 anni, quindi l'eventuale rinnovo non sembra contrastare  in alcun modo la normativa europea, tanto che a Wall Street il titolo IGT oggi recupera un 1,5% salendo a 23,81 dollari.

Dato però che la decisione se avvalersi o meno dell'opzione è eminentemente politica, essa appare incerta dopo le polemiche targate M5S secondo cui in questo caso si confermerebbe "il rapporto privilegiato" che legherebbe il governo e il gruppo De Agostini delle famiglie Boroli-Drago cui fa capo IGT/Lottomatica. Si noti che anche se il rinnovo significherebbe anticipare un esborso per cassa da parte di IGT/Lottomatica (il decreto parla di "assicurare nuove e maggiori entrate al bilancio dello stato in misura pari a euro 50 milioni per l'anno 2017 e 750 milioni per l'anno 2018"), la notizia per Equita Sim sarebbe comunque positiva per la società, su cui gli esperti confermano un rating "buy" con target price a 24,1 dollari per azione.

andrea bonomi
 

Al contrario, l'eventuale apertura di una nuova gara potrebbe rimettere in pista altri concorrenti come Snaitech, nata dall'integrazione, completata a fine 2015, tra Snai e Cogetech), società controllata al 55,5% da Global Games (holding al cui interno sono presenti Investindustrial del finanziere Andrea Bonomi e Palladio Finanziaria) e al 15% da Oi Games (il fondo Orlando), a cui fanno già capo oltre 1.600 punti vendita per la raccolta di scommesse, 10 mila videolotterie e 60 mila slot machine in tutta Italia, ma che oggi non brilla particolarmente in borsa (+0,13%). Oltre a Snaitech,  all'eventuale riapertura della concessione guardano naturalmente anche altre aziende, a partire da Sisal

Il gruppo, fondato nel 1946 dal giornalista sportivo Massimo Della Pergola (inventore del Totocalcio e del Totip) assieme ai colleghi Fabio Jegher e Geo Molo, dal 2005 al 2016 è finito più volte in mano a fondi di private equity (Clessidra prima, Permira e Apax Partner poi, infine Cvc Capital), vedendo salire il suo valore da 400 milioni a 1 miliardo di euro. Guidato da Emilio Petrone, Sisal lo scorso anno ha registrato una raccolta di 16,58 miliardi, con un Ebitda rettificato di 187,3 milioni, ed è il secondo maggior gruppo del settore, essendo tra l'altro concessionario di Superenalotto e Win for Life.

enrico marchi
 

Perché il "Gratta e Vinci" desti così tanto interesse è evidente: nel 2016 gli italiani hanno giocato 96 miliardi di euro, ma di questi 77 miliardi sono ritornati nelle tasche dei giocatori sotto forma di vincita. Dei restanti 19 miliardi, 9 sono finite nelle casse del fisco italiano e 10 miliardi in quelle dei vari soggetti della filiera composta da circa 120 mila tra punti vendita, bar, tabacchi, da 605 concessionari e gestori e da quasi 2 mila aziende dell'indotto, che complessivamente offre lavoro a circa 150 mila persone

Considerando il totale delle giocate (96 miliardi, appunto), 49 miliardi sono arrivati da slot-machine e videolotterie, 15,6 miliardi dai giochi online da casinò, 13,4 miliardi dal Bingo e dalle scommesse sportive e ippiche, 8,4 miliardi dai Gratta e Vinci, 8 miliardi dal Lotto e 1,6 miliardi dal Superenalotto. Un fiume di denaro che sembra far gola a molti, anche come tema da cavalcare in campagna elettorale, cosa che potrebbe rendere difficile un via libera parlamentare all'estensione della concessione.

Luca Spoldi

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