L'Abenomics fa bene alla moda: l'export made in Italy balza del 30%
Moda est. La liquidità messa in circolo dall'Abenomics giapponese tocca anche le imprese italiane. E così il made in Italy ha ricevuto una spinta enorme dalla richiesta nipponica. Favorita anche dallo yen forte della prima metà dell’anno, nei primi sei mesi del 2013 l’import di prodotti fashion dall’Italia è aumentato del 30%, con un exploit particolare dei tessuti. Un boom che ha consentito all'Italia di diventare il primo partner commerciale per il Paese asiatico nel segmento dell’alto di gamma. Solo i mercati low cost (Cina e Vietnam) riescono a competere con l'attrattività italiana, anche se per un pubblico diverso
Nel settore abbigliamento in generale le importazioni dal Belpaese sono aumentate del 25,9% rispetto al primo semestre del 2012, raggiungendo un valori di 37 miliardi di yen (pari a 286 milioni di euro al cambio attuale), tra i migliori in crescita percentuale seppur con una quota inferiore rispetto alla cifra astronomica di 1.043 miliardi di yen di beni di abbigliamento dalla Cina (che detiene infatti una quota pari a 75,4% delle importazioni di abbigliamento nel Sol Levante). Ottime performance anche nell’ambito della maglieria esterna dove l’Italia ha messo a segno un +28,3% a 10 miliardi di yen (81 milioni di euro al cambio attuale) conquistando il quarto posto dopo Cina, Vietnam e Indonesia; in quello del menswear con 7,6 miliardi di yen (58 milioni di euro, in crescita del 19,9%) e in quello dell’abbigliamento femminile con +30% a 9,7 miliardi di yen (circa 75 milioni di euro). Nei settori a monte, bene i tessuti con un +34% a 9,3 miliardi di yen (71 milioni di euro) e i filati (+31,6% a 821 milioni di yen, poco più di 6 milioni di euro).