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Due fra i primari consorzi privati per la promozione del vino italiano all’estero - l’Istituto Grandi Marchi e Italia del Vino-Consorzio - hanno presentato, il 28 giugno al Ministero per le Politiche agricole e forestali, un progetto triennale d’intervento per il mercato cinese per un investimento complessivo di 4,7 milioni di euro.


Rispetto a quanto avanzato sino ad oggi da singole realtà imprenditoriali o territoriali, questo progetto racchiude importanti elementi di novità che cercano di invertire una situazione di mercato oltremodo complessa. Nonostante negli ultimi anni sia notevolmente cresciuta la presenza italiana in tutte le principali rassegne e manifestazioni in Cina,  la quota di mercato del vino nazionale si è ulteriormente ridotta: la contrazione è stata importante scendendo dall’8% del  2006 al 6% fatta registrare nel 2012.
L’Italia ha venduto nel principale mercato mondiale per abitanti e per potenzialità nel 2012 appena 75 milioni di euro fra vini sfusi e imbottigliati contro i 612 collocati dalla Francia, i 177 dall’Australia, i 114 dal Cile e gli 87 dalla Spagna.

«Questa situazione non è più sostenibile – sottolineano i presidenti dei due consorzi, Piero Antinori ed Ettore Nicoletto – e il rischio concreto è quello di venire relegati in posizioni ancora meno influenti. Siccome il vino italiano è vincente ovunque nel mondo per qualità, capacità di integrarsi con le cucine locali e prezzo, il problema sta, secondo noi, nella frammentazione della nostra proposta complessiva. Ci siamo presentati in molti contesti, ma sempre individualmente, cercando di spiegare ad un pubblico non compiutamente formato, tutta la complessità della produzione italiana. Troppe informazioni, in troppo poco tempo. Il risultato è che non ci hanno capiti».

Da qui nascono le molte innovazioni di questo progetto che, per la prima volta, punta ad intercettare tutti i diversi pubblici di riferimento: importatori ed operatori commerciali; chef e sommelier; consumatori.
Si tratta di azioni a carattere istituzionale, di carattere precompetitivo, non mirate quindi al supporto commerciale dei singoli marchi, volte a formare adeguatamente tutti gli operatori della filiera distributiva, il personale che dovrà spiegare al pubblico le caratteristiche dei nostri vini e, infine, il largo pubblico che verrà coinvolto attraverso un mix di azioni: la pubblicazione di un indispensabile dizionario italiano-mandarino con tutti i vocaboli dell’enogastronomia del Bel Paese; una guida a come abbinare le cucine tradizionali cinesi coi vini italiani e, infine, una piattaforma web, sempre in mandarino, col coinvolgimento di blogger, giornalisti e chef cinesi.M

ix importante di azioni anche per gli operatori commerciali, chef e sommelier: degustazioni guidate, momenti di formazione in Cina ed in Italia: «L’Italia del vino è per sua natura articolata e complessa – spiega Piero Antinori – : se vogliamo avere degli “ambasciatori” cinesi dobbiamo fare in modo che arrivino in Italia, visitino i tanti territori, conoscano i produttori, vedano come nasce un grande vino italiano. Soltanto così potranno poi convincere in patria i propri clienti».

«Questo progetto ha un impatto economico importante – aggiunge Ettore Nicoletto – ma la sua presentazione al Mipaaf non vuole rappresentare la solita “richiesta” di contributi. Anzi. Le aziende aderenti ai due consorzi si impegnano ad investire ancora più massicciamente in questa operazione. La presentazione vuole soprattutto testimoniare la volontà di coinvolgere il più possibile anche altri attori del made in Italy: eccellenze della gastronomia, della cucina, personaggi dello sport, della cultura e dello spettacolo, l’industria tecnologica: tutto quanto è il meglio dell’Italia in uno sforzo comune per il rilancio del vino italiano in Cina».
Nei prossimi tre anni, se questo progetto verrà accolto dal Mipaaf, verranno quindi realizzati in Cina investimenti complessivi, pubblici (OCM) e privati, pari a 4,7 milioni di euro.
Italia del Vino-Consorzio e Istituto Grandi Marchi rappresentano 32 imprese italiane del comparto vino con 20mila ettari coltivati in tredici regioni italiane.
Complessivamente occupano circa 3mila addetti e realizzano un fatturato complessivo di 1,4 miliardi di euro, di cui ben 750 milioni sono rappresentati da esportazioni, il 17% dell’export complessivo italiano di settore.
 

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