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Economia
Grazioli (Alkemy): "L’Intelligenza Artificiale non rimpiazzerà i manager"

Michele Grazioli, 24 anni, CEO di Divisible Global e Responsabile della Divisione AI di Alkemy lanciata a Marzo dello scorso anno. Grazioli, attivo nel settore da più di 10 anni, ha spiegato ad Affari Italiani come applicare l'Intelligenza Artificiale in azienda

L’Intelligenza Artificiale negli ultimi mesi è diventato l’argomento sulla bocca di tutti. A cosa è dovuta questa “esplosione”?

Innanzitutto, credo ci sia un po’ di confusione su cosa si intenda per Intelligenza Artificiale; è molto più semplice capire la materia concentrandosi non su cosa fa, ma su come lo fa. Nell’informatica tradizionale, un computer ha bisogno di algoritmi e regole pre-configurate per svolgere un compito; l’Intelligenza Artificiale può tendenzialmente svolgere lo stesso compito senza sapere a priori come farlo, ma “imparando” dai dati riferiti a quell’attività.

I modelli matematici alla base di questa tecnologia però ci sono da decenni, quindi la reale spinta e il relativo ottimismo sulle possibili applicazioni sono dovute alla quantità sempre maggiore di dati disponibili e al sempre minore costo della potenza di calcolo – che rende il ritorno sull’investimento dell’analisi tendenzialmente positivo.

A livello di adozione nelle aziende quale è la situazione?

Se dovessimo rappresentarla a livello grafico, sarebbe una piramide: in tanti ne parlano, in pochi sanno cosa sia realmente, meno ancora la usano con profitto.

Due sono a mio parere le principali carenze delle organizzazioni attuali per un corretto utilizzo di questa tecnologia: la mancanza di una cultura riguardante i dati, e le scarsità di risorse umane specializzata nell’analisi avanzata degli stessi.

Qual è l’approccio di Alkemy per una proficua implementazione di questi sistemi?

Come per tutte le soluzioni ad alto valore aggiunto, l’approccio non deve essere tattico ma strategico. Prima di tutto, è necessario capire quali degli obiettivi aziendali possono essere raggiunti più proficuamente grazie all’Intelligenza Artificiale. In Alkemy riteniamo fondamentale verificare – insieme ai nostri clienti - se si dispongono dei dati necessari per implementare questa tecnologia in linea con gli obiettivi. Successivamente, per rendere il processo più fluido possibile, spesso suggeriamo di partire da un pilota su un verticale per poi estenderlo progressivamente ad altri ambiti di applicazione.

Dove vedi le applicazioni più promettenti?

In ambito aziendale, credo che le applicazioni più potenziali siano quelle in grado di fornire al management uno sguardo “predittivo”: capire prima quando un macchinario si romperà, prevedere a quale prezzo un cliente accetterà l’offerta, individuare l’impatto che decisioni d’investimento avranno sull’organizzazione prima che vengano prese, solo per citarne alcune. 

Come Alkemy, in che settori state lavorando?

L’Intelligenza Artificiale ha un grosso potenziale nei più svariati settori, dal momento che al giorno d’oggi con il digitale è più semplice raccogliere dati. In questo momento in Alkemy abbiamo progetti attivi nelle assicurazioni, nel mondo del travel e nella moda/lusso, industry molto competitive e dinamiche, accomunate dall’importanza strategica e di business nel poter prevedere scelte e preferenze dei clienti.

In ultimo, si sente spesso dire che l’Intelligenza Artificiale creerà disoccupazione. Quale è la tua opinione a riguardo?

Il progresso tecnologico quasi per natura rende obsolete alcune competenze. Ma l’Intelligenza Artificiale non è altro che una tecnologia, e come tale serve qualcuno che la crei e qualcuno che la utilizzi; aiuta a prendere decisioni, ma almeno in ambito aziendale non sarà in grado di assumere decisioni strategiche da sola. Da qui a 5/10 anni molto probabilmente l’Intelligenza Artificiale non rimpiazzerà i manager, ma i manager che utilizzeranno l’Intelligenza Artificiale sostituiranno quelli che non lo faranno.

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