Euro appeso ai desiderata di Tsipras. Cosa fare se Atene rompe con la troika
Settimana da paura per le borse europee e per Piazza Affari, che non paiono in alcun modo intenzionate a far partire il consueto "rally natalizio" e anzi secondo molti intermediari paiono aver preso coscienza, con un mese d'anticipo, dei problemi che si stanno accumulando in Europa e non solo. Sotto i riflettori sono in particolare due temi: la guerra "a tre" ormai evidente tra i paesi dell'Opec, la Russia e i produttori americani di shale oil per la conquista di quote di mercato, che ha portato l'oro nero a forare al ribasso una serie di supporti sino a scivolare sotto i 60 dollari al barile, e il riaffiorare di un "rischio contagio" dalla Grecia.
Per assurdo che possa sembrare, con la Federal Reserve sul punto di iniziare una “normalizzazione” della sua politica monetaria (gli acquisti di titoli di stato sul mercato sono ormai alle spalle, i tassi resteranno “bassi a lungo” ma questo non significa che nel 2015 non si possa registrare un primo ritocco all’insù del costo del denaro), i problemi di oggi potrebbero essere un’opportunità per domani. Toccherà infatti alla Bce (oltre che alla Bank of Japan) farsi carico dell’opera di stimolazione di una ripresa che rimane ben più fragile di quanto auspicato ed esposta al rischio di nuovi imprevisti, legati in particolare alla scarsa capacità di gestione delle riforme da parte di molti governi.
In particolare il premier greco, Antonis Samaras, si trova in una situazione simile, ma più complicata, rispetto a quella di Matteo Renzi. Se Renzi dovrà gestire a breve l'elezione di un nuovo presidente della Repubblica e pare tentato da andare in primavera a elezioni anticipate, anche Samaras deve fare eleggere, ma non oltre il 29 dicembre prossimo, un nuovo presidente della repubblica avendo a disposizione solo tre tentativi per trovare almeno 180 voti (su 300 membri del parlamento) per far passare il suo candidato (l'ex commissario Ue, Stavros Dimas).