Guerra Russia-Ucraina: per le banche crescono i ricavi, ma calano i capitali
La speranza è che in loro soccorso arrivi la Banca centrale europea e l’atteso aumento dei tassi d’interesse
Banche al bivio: crescono i ricavi per l’aumento dei tassi, ma calano le capitalizzazioni
È uno degli effetti più evidenti della guerra tra Russia e Ucraina sulle borse. A pagare il prezzo più alto in termini di capitalizzazione sono stati gli istituti di credito, specie quelli che hanno sedi e attività a Mosca. Secondo gli specialisti di Swisscanto Invest, però c’è un trend positivo che può in qualche modo compensare il brusco stop al rialzo delle azioni bancarie: l’incremento dei tassi d’interesse e il conseguente aumento dei margini.
Il 2022 è un anno davvero difficile da leggere. All’inizio dell’anno, mentre i mercati iniziavano a scontare una diffusa sfiducia verso il futuro prossimo, le banche hanno beneficiato di un percorso di crescita notevole, grazie alla convinzione che, per arginare l’inflazione, si sarebbero toccati i tassi d’interesse. Cosa che è già avvenuta negli Usa e che invece in Europa dovrebbe iniziare a verificarsi nei prossimi mesi, seppur con maggiore cautela dopo l’inizio dell’invasione russa.
Poi però le truppe di Putin hanno cambiato drasticamente lo scenario: i mercati hanno continuato a scendere, ma questa volta a pagare il prezzo maggiore sono state proprio le banche a causa di un incremento del rischio di credito e per la paura che la guerra potesse cambiare le condizioni macroeconomiche globali. Per intenderci: Intesa Sanpaolo e Banco Bpm, rispettivamente prima e terza banca in Italia per capitalizzazione, hanno perso negli ultimi 30 giorni oltre il 20% della loro capitalizzazione. Unicredit, che ha un’esposizione maggiore in Russia, addirittura il 33%.
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