Il calo del petrolio spaventa le Borse - Affaritaliani.it

Economia

Il calo del petrolio spaventa le Borse

E l'Fmi gela i governi: ripresa a rischio

Le borse europee chiudono in forte calo una seduta condizionata dal calo del prezzo del petrolio e dalla revisione al ribasso delle stime della Bce su crescita e inflazione nell'Eurozona. Preoccupano anche la flessione delle vendite al dettaglio in Gran Bretagna e della fiducia dei consumatori in Germania. Le vendite maggiori non riguardano però gli energetici (Total -1,66%, Repsol -1,49%) bensì le banche, la cui redditività non puo' che essere colpita da un rallentamento piu' pronunciato del previsto, soprattutto in un contesto di tassi zero.

Tra i ribassi piu' ingenti si segnalano quindi Societe Generale (-4,03%) e Deutsche Bank (-3,73%). Pesante anche ArcelorMittal (-4,65%). L'Ftse 100 di Londra perde l'1,49% a 6.106 punti, il cac 40 di Parigi arretra del 2,13% a 4.330 punti, il Dax di Francoforte scende dell'1,71% a 9.851 punti, l'Ftse Mib di Milano cede l'1,61% a 18.166 punti, l'Ibex di Madrid segna -1,32% a 8.809 punti.

Il calo del petrolio sotto quota 40 dollari al barile torna a spavantare le Borse. A maggior ragione dopo che l'Fmi ha fatto marcia indietro dopo aver sostenuto - lo scorso autunno - che una discesa delle quotazioni avrebbe sostenuto la ripresa economica globale. "Gli effetti positivi sull'economia ancora non ci sono" scrivono gli economisti di Washington spiegando che adesso i bassi prezzi complicano la politica monetaria, pesando sulle aspettative di inflazione. E rischiano di innescare una serie di default aziendali e sovrani, con possibili ripercussioni sui mercati finanziari. D'altra parte il prezzo cala perché l'economia frena e zavorra la domanda. Per questo il Fmi sottolinea che la possibilità di tale effetti negativi rende urgente un sostegno alla domanda di petrolio da parte della comunità globale.

"I benefici globali di bassi prezzi del petrolio si materializzeranno solo dopo che i prezzi saranno un po' risaliti e dopo i progressi delle economie avanzate in un contesto di tassi zero" mette in evidenza il Fmi, precisando che dal giugno 2014 i prezzi del petrolio sono calati del 65% in termini di dollari. E anche tenendo conto di un apprezzamento del dollaro del 20%, il calo resta sempre accentuato. La ripresa, però, sembra lontana anche in virtù dell'aumento delle scorte settimali americane (+9,4 milioni di barili) raggiungendo un nuovo record di 532,5 milioni di barili. Oggi il Wti quota sotto 40 dollari al barile, mentre il Brent è poco sopra.

A livello macroeconomico non aiuta neppure il bollettino della Bce che mette l'accento sui rischi di tenuta dei Paesi ad alto debito e insiste sulla frenata della ripresa. La Cina, invece, prova a rassicurare il mondo e promette una "crescita economica stabile e continua, a un passo ragionevole": lo ha detto il premier Li Keqiang aprendo il forum di Boao (la "Davos d'Asia"), nella provincia di Hainan. Li ha osservato che il governo sta cercando di mantenere una crescita a media-alta velocità nel mentre lavora alla creazione di nuove opzioni e spinte per rafforzare il Pil. Gli aggiustamenti strutturali sono la chiave strategica della trasformazione economica della Cina e l'urbanizzazione creerà una solida domanda interna. Il premier, come affermato durante i lavori del Congresso nazionale del Popolo, ha assicurato una riforma omnicomprensiva nel settore finanziario.

A livello macroeconomico l'industria italiana registra un aumento degli ordini e un calo del fatturato. Attesa per le rischieste si sussidi alla disoccupazione negli Usa (l'agenda dei mercati), mentre in Germania la fiducia dei consumatori è prevista in calo ad aprile per il timore di un rallentamento di alcuni mercati chiave per l'export, in particolare della Cina. L'indice Gfk scende a 9,4 punti ad aprile dai 9,5 punti di marzo. Gli analisti si aspettavano che restasse a 9,5 punti.