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Economia
Il crollo del Pil affossa la Borsa: -2,29%

Borsa: forte calo con Coronavirus e Pil, Ftse Mib -2,29% - Piu' del coronavirus pote' il Pil che manda in rosso Piazza Affari, la peggiore a fine seduta tra le principali Borse europee con un tonfo del 2,3%. Ai timori legati a un contagio globale del virus cinese, infatti, nel corso della giornata si e' sommato il brusco stop dell'economia italiana, che ha registrato la piu' forte frenata del Pil dal 2013 (-0,3% sul trimestre). Non va meglio alle altre piazze finanziarie che, in scia con la debolezza di Wall Street, in rosso nonostante una super Amazon (+9%), risentono delle preoccupazioni per gli effetti negativi sull'economia globale. L'Oms ha dichiarato l'emergenza internazionale ma si detta contraria alle restrizioni sui viaggi (l'Italia ha gia' bloccato tutti i voli da e per la Cina). E cosi', nell'ultimo giorno di Londra dentro la Ue prima della fatidica Brexit, nel mirino degli investitori sono finiti titoli energetici, materie prime e banche, i piu' penalizzati dalle vendite. Non fa eccezione il Ftse Mib dove crollano Banco Bpm (-5%) e Bper (-4%). In flessione i settori piu' esposti verso l'export come St (-4,4%) e Pirelli (-3,6%). Sul listino principale si salvano solo Leonardo (+1,9%) grazie ai dati preliminari 2019 al di sopra delle previsioni e Atlantia (+2%) con il governo Conte che sembra piu' orientato verso una maxi-multa rispetto alla revoca delle concessioni autostradali che aprirebbe scenari legali inediti. Sul mercato dei cambi, euro in rialzo a 1,108 dollari (1,103 ieri in chiusura) ma in calo a 0,84 sterline. Lo yen perde terreno contro il biglietto verde ed e' indicato a 108,42 per un dollaro (108,73). In calo, infine, il prezzo del petrolio: a ridosso della chiusura delle contrattazioni, il future marzo sul Wti cede l'1,2% a 51,5 dollari al barile, mentre l'analoga consegna sul Brent perde lo 0,4% a 58 dollari.

Dopo un quarto trimestre in calo dello 0,3%, il dato peggiore dal 2013, l'Italia entra nel 2020 facendo un piccolo passo verso la recessione. L’Istat ha fatto sapere che nel 2019 il Pil corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,2% così come il Pil stimato sui dati trimestrali grezzi (nel 2019 vi sono state le stesse giornate lavorative rispetto al 2018), ma che nel quarto trimestre del 2019 si stima che il Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e sia rimasto invariato in termini tendenziali. La variazione acquisita per il 2020 è quindi pari a -0,2%.

I risultati dei conti nazionali annuali per il 2019 saranno diffusi il prossimo 2 marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 4 marzo. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell'agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell'industria, mentre il comparto dei servizi ha registrato una variazione pressoché nulla. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta.

"Esamineremo i dati a fondo e faremo le nostre valutazioni, ma la caduta del quarto trimestre sembra legata a fattori di calendario, alla destagionalizzazione e al tempo di novembre che ha penalizzato le costruzioni. Noi prevediamo un rimbalzo nel primo trimestre 2020", ha commentato il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri dopo i dati, considerando che "si consolida il dato 2019 con un aumento dello 0,2%, migliore del previsto. Saremo ancora piu' determinati sul 2020", ha detto.
 

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