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Economia
Lavoro in Italia: siamo ormai alla follia. Dal reddito agli impieghi gratuiti

Trovare un lavoro in Italia diventa di giorno in giorno sempre più difficile soprattutto per i giovani, le donne e gli over 50 anche se c’è chi, come l’attuale Commissario dell’Inps, futuro Presidente, che si dice sicuro che grazie al Reddito di cittadinanza – che tutto è, a mio avviso, tranne che un valido strumento di politica attiva del lavoro – entro 2/3 anni verrà creato un milione di nuovi posti di lavoro.

Non è nemmeno vero comunque che per ciò che concerne il nostro mercato del lavoro non ci siano state in questi ultimi tempi grosse novità. Ecco quelle più importanti.

Alla Camera e al Senato sono state presentate numerose proposte di legge per introdurre anche in Italia – come avvenuto ormai da tempo in molte nazioni europee – la cosiddetta retribuzione oraria minima, obbligatoria per tutti i settori produttivi.

Accanto a queste iniziative legislative stiamo inoltre assistendo ad una serie di dichiarazioni e di incontri, sia dei partiti al governo sia di quelli all’opposizione, in cui non si fa altro che parlare di retribuzioni minime, sia orarie che mensili. Non è che per caso, assolutamente per caso e senza nessuna malizia, ci siano a breve nuove e importanti elezioni?

Di contro – e questo è l’assurdo che ormai caratterizza il nostro mercato del lavoro – sono sempre più numerosi i casi in cui per chi lavora davvero non è prevista nessuna retribuzione o, nella migliore delle ipotesi, un compenso mensile inferiore a quello cui ha diritto, per legge, chi non lavora per niente.

Ecco alcuni di questi casi concreti, tali da fare invidia a Kafka, a Pirandello e ai più famosi scrittori di fantascienza.

Il Ministero dell’Economia, Dipartimento Tesoro, Direzione IV, ha recentemente pubblicato sul proprio sito, e mantenuto per molti giorni, un bando per la ricerca di “professionalità altamente qualificate che uniscano alla conoscenza tecnica una positiva esperienza accademica/professionale di almeno 5 anni, anche in ambito europeo o internazionale”, unita ad un inglese fluente e ad una conoscenza specialistica del diritto societario e bancario italiano e straniero: sede di lavoro Roma, Ministero dell’Economia, durata dell’incarico 2 anni, retribuzione zero. Chissà se i vincitori avrebbero anche dovuto portarsi il panino da casa e firmare in entrate e in uscita!

Un bando che ha suscitato immediate violente reazioni soprattutto da parte degli Ordini Professionali che da anni si battono per introdurre il c.d. “equo compenso”, e che il Ministero dell’Economia è stato quindi costretto a togliere dal proprio sito.

Ma non basta: alla fine di marzo la Camera dei Deputati ha approvato con 453 sì, 10 no e 6 astensioni un progetto di legge che prevede l’istituzione del “servizio militare volontario di 6 mesi” riservato a ragazzi e ragazze tra i 18 e i 22 anni in possesso del diploma di scuola media superiore, servizio da svolgere in un impianto militare e a retribuzione zero. Anche qui viene da chiedersi se questi ragazzi dovranno portarsi il panino da casa o potranno uscire per comprarlo al bar senza incorrere in sanzioni disciplinari.

Ma c’è dell’altro. Se chi lavora non ha diritto ad alcun compenso, per quelli che non lavorano, italiani e stranieri, è prevista invece una retribuzione mensile di 778 euro, per un minimo di 18 mesi, prorogabile, dopo una pausa di 30 giorni, per altri 18 mesi, una retribuzione (il famoso reddito di cittadinanza) che spetterà anche a chi rifiuterà posti di lavoro che comportino una retribuzione mensile inferiore a 858 euro, una retribuzione cioè che, secondo Istat e Inps, è inferiore nel 30/40 per cento dei casi a quanto riescono a guadagnare centinaia di migliaia di persone soprattutto al Sud, addette spesso a lavori pesanti e faticosi.

E non è ancora finita: coloro cui verrà concesso il Rdc, e cioè i 778 euro mensili, se proprio non si riuscirà a trovargli un lavoro “congruo”, e cioè un lavoro adeguato alla loro preparazione e con un compenso di almeno 858 euro mensili, saranno “costretti”, se vorranno continuare a percepire i 778 euro, a svolgere lavori di pubblica utilità in favore del proprio comune di residenza “per non più di 16 ore settimanali” (La proposta iniziale era di 8 ore!).

Un importo, quello dei 778 euro, di gran lunga superiore a quello cui, sempre per legge, hanno diritto i lavoratori socialmente utili che, da anni, svolgono queste particolari attività per un minimo di 20 ore settimanali e per un compenso che dal 1° gennaio 2019 è stato portato a 592,97 euro mensili. È da notare inoltre che – secondo quanto recentemente comunicato dall’Inps – all’inizio di quest’anno ben 10,9 milioni di pensionati (pari al 61,3 per cento del totale) avevano una pensione che non arrivava a 750 euro al mese e questo dopo aver quasi sempre lavorato per decine di anni.

Aggiungo infine che i ragazzi che svolgono il c.d. “servizio civile” hanno diritto ad un compenso mensile di 433,83 euro, a fronte di un orario settimanale minimo di 30 ore.

Davvero il legislatore italiano ha di gran lunga più fantasia e amore per l’assurdo di Kafka e di Pirandello.

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