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Economia

Erano manager, ma non gli bastava e dopo aver concluso la loro carriera dirigenziale hanno impiegato parte delle loro cospicue liquidazioni per rilevare o creare da zero nuove aziende. L’ultimo esempio viene da Flavio Cattaneo, che negli scorsi giorni assieme a Luca Cordero di Montezemolo, Gianni Punzo, Isabella Seragnoli e Alberto Bombassei (ma non Diego Della Valle, che come Intesa Sanpaolo e Generali ha preferito monetizzare e uscire) ha reinvestito parte dei soldi incassati cedendo Italo - Ntv al fondo strutturale Global Infrastructures Partners nella stessa società di trasporti ferroviari.

In questo modo Catteneo e gli altri soci italiani resteranno con una partecipazione di poco inferiore al 10% nella società da loro fondata e diretta, con Montezemolo che verrebbe confermato presidente e Cattaneo (amministratore delegato uscente) nominato vicepresidente con alcune deleghe. Il caso dell’ex commissario di Fiera Milano, poi nominato direttore generale Rai ed infine amministratore delegato di Terna prima di sbarcare come socio e manager in Italo – Ntv, non è isolato, anzi. Sempre pochi giorni fa Roberto Nicastro, ex direttore generale Unicredit, poi nominato presidente delle quattro “good bank” nate dalla risoluzione di Carichieti, Banca Marche, Banca Etruria e Cariferrara, ha dato vita a una società, Rnk Srl, con la quale intende investire nel settore fintech.

Non è ancora chiaro se Rnk, che da statuto potrà assumere stabilmente partecipazioni in società del fintech o in startup per le quali sarà in grado di prestare servizi di consulenza ed elaborare piani strategici, sarà una sorta di acceleratore o se si trasformerà in una Spac (Special acquisition company). Quest’ultima strada, peraltro, è già stata presa da altri due ex banchieri di primo piano come l’ex numero uno di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, che assieme all’ex responsabile Npl di Banca Ifis, Andrea Clamer, ha lanciato Spaxs con cui ha rilevato la modenese Banca Interprovinciale (guardando al business dei crediti deteriorati), o l’ex top manager di Bpm, Bper, Mps e da ultimo Banca popolare di Vicenza, Fabrizio Viola, a sua volta impegnato a costituire la propria Spac con cui andare a caccia di una piccola banca da trasformare in un istituto innovativo (“challanger bank”) attraverso cui finanziare una piattaforma fintech.

Le Spac piacciono in generale molto ai top manager che vogliono mettersi in proprio: in arrivo sono anche una Spac promossa da Andrea Battista (ex amministratore delegato di Eurovita) che investirà nel ramo assicurativo danni, oltre ad una Spac promossa da Tages Holding e dai suoi azionisti Panfilo Tarantelli (già numero uno di Schroder Italia e vice presidente di Citi Europe), Francesco Trapani (ex amministratore delegato di Bulgari), Sergio Ascolani (un passato da banchiere d’affari in Sofipa e nel gruppo Citigroup), Salvatore Cordaro (già ex analista e gestore per il gruppo Credit suisse) e Umberto Quadrino (per anni ai vertici del gruppo Fiat, prima di diventare Ceo di Edison).

Prima che scoppiasse la “Spac-mania” altri celebri manager avevano fondato le proprie boutique e fondi per investire, come nel caso di Matteo Arpe: l’enfant prodige della finanza italiana lasciata nel 2007 la poltrona di amministratore delegato di Capitalia dopo l’acquisizione di quest’ultima da parte di Unicredit, con parte dei 31 milioni di euro di liquidazione dette vita a Sator, società di private equity, public equity e real estate di cui è tuttora presidente e amministratore delegato, oltre che principale azionista (col 67,54% del capitale).

Tra gli ultimi investimenti, Sator ha rilevato il controllo dell’ex Boccaccini (calzature e abbigliamento donna di alto di gamma), ora denominata L’Autre Chose, nel polo media News 3.0 (che pubblica il sito Lettera 43) e tramite la controllata Sator Immobiliare ha completato la fusione con Aedes Sgr. Ma Sator ha un “piedino” anche in Triboo, in ePrice (l’ex Banzai di Paolo Ainio), in Banca Profilo e in Tinaba, la app per pagamenti e trasferimenti gratuiti via smartphone di cui la stessa Banca Profilo è partner esclusivo.

Per completare l’elenco occorre ricordare come l’avvocato d’affari Sergio Erede, l’ex top manager dei Marzotto e dei Benetton, Gianni Mion, e l’ex senior advisor di Rotschild Edoardo Subert abbiano dato vita con Roberto Italia (ex Cinven) e Carlo Pagliani (ex Morgan Stanley) a Space, la prima e più famosa Spac italiana che ha già al suo attivo business combination (ossia acquisizioni) con Fila, Avio, Aquafil e Guala Closures.

Ma in fondo che in ogni grande manager si possa nascondere un imprenditore l’aveva già fatto capire Cesare Romiti: uscito dal gruppo Fiat dopo 25 anni di onorato servizio nel 1998 con la cifra “monstre” di 204 miliardi di lire (pari a 101,5 milioni di euro) complessivi, Romiti rilevò il controllo della finanziaria Gemina, che controllava Rcs, Impregilo e (dal 2005) Aeroporti di Roma. In questo caso, però, l’avventura si concluse la progressiva estromissione della famiglia. Il primogenito di Cesare, Maurizio Romiti, aveva poi provato a dare vita a una boutique finanziaria, Pentar (nella quale transitò brevemente anche il cugino, Stefano Romiti), senza troppa fortuna: Pentar venne infatti posta in liquidazione a fine 2014.

Luca Spoldi

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