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Il Pil nel quarto trimestre del 2012 è diminuito dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,8% nei confronti del quarto trimestre del 2011. Lo rende noto l'Istat. La variazione acquisita per il 2013 è pari a -1%. Il quarto trimestre del 2012 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una in più rispetto al quarto trimestre del 2011.

Le stime dei conti economici trimestrali diffusi in questo comunicato sono coerenti con i più recenti dati annuali di contabilitaà nazionale relativi agli anni 2010-2012, pubblicati il 1 marzo. La stima preliminare, diffusa il 14 febbraio 2013 e precedente alla revisione, indicava per il quarto trimestre 2012 una diminuzione congiunturale dello 0,9% e un calo tendenziale del 2,7%. Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna hanno registrato diminuzioni significative, con cali dello 0,5% per i consumi finali nazionali e dell'1,2% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono diminuite dello 0,9% e le esportazioni sono aumentate dello 0,3%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,6 punti percentuali alla crescita del PIL, con contributi di -0,4 punti dei consumi delle famiglie e di -0,2 punti degli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla variazione del PIL per 0,7 punti percentuali. L'apporto della domanda estera netta è stato, invece, positivo per 0,4 punti percentuali. Il valore aggiunto ha registrato variazioni congiunturali negative per l'industria (-2,2%) e per i servizi (-0,3%), mentre e' aumentato dello 0,6% nell'agricoltura. In termini tendenziali, il valore aggiunto e' calato in tutti i settori: -7,3% l'agricoltura, -6,3% le costruzioni, -4,1% l'industria in senso stretto e -1,6% i servizi.

Condizioni severe che pesano sulle famiglie. Dal 2007 al 2011 si è ridotto del 5% il potere d'acquisto delle famiglie italiane. Una contrazione che, tuttavia, si è riflessa solo in parte sui consumi che in termini reali sono diminuiti solo dell'1,1%. Questo perché, nei primi anni della crisi, le famiglie hanno intaccato il patrimonio e risparmiato meno nel tentativo di mantenere il proprio standard di vita. Nello stesso quadriennio, sottolinea l'Istituto di statistica, la propensione al risparmio e' passata dal 15,5% al 12% per arrivare all'11,5% nel secondo trimestre del 2012.

Cresce (+4,2%) la quota di italiani che  vivono in gravi condizioni di difficoltà, cioeè che registrano almeno quattro dei nove indicatori di grave deprivazione. Se nel 2010 la percentuale di famiglie in tale condizione si attestava al 6,9%, accompagnata da una sostanziale stabilita' dei tassi di rischio di povertà e di povertaà assoluta, nel 2011 la percentuale e' schizzata all'11,1%.

Il superindice dell'Ocse a gennaio mostra segni di rafforzamento della crescita, sebbene in modo diversificato nelle varie aree, a 100,4 punti, con un incremento di 0,23 punti. L'indice indica "crescita in rialzo" per l'area euro, a 99,7 (-0,18), mentre per l'Italia e la Francia, rispettivamente a 99,3 punti (-0,66) e 99,5 (-0,53) si registra un "non ulteriore peggioramento della crescita". Per la Germania l'Ocse indica "crescita in rialzo" a 99,6 (-0,24). Negli Usa l'indice segnala un "rafforzamento della crescita", a 100,9 (+0,53) e per la Gran Bretagna una "crescita vicina al trend di lungo periodo" a 100,6 (+0,01). La Cina arretra da 99,1 a 99 punti e l'India fa 99,3 a 99,2.

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