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Economia
Italcementi, 14,7 milioni a Carlo Pesenti. Le sorelle sul piede di guerra

Nel 2016 Carlo Pesenti, ex manager della holding bergamasca Italmobiliare, aveva incassato "solo" 10,4 milioni di stipendio. Battuto persino da Giovanni Battista Ferrario - suo dipendente alla Italcementi - che aveva sfiorato i 12 milioni. Quest'anno le gerarchie si sono ristabilite e il consigliere delegato della cassaforte di famiglia quotata in Borsa - divisa in queste settimane da una faida finanziaria tra due rami della dinastia - si candida al ruolo di manager più pagato del listino milanese.

La relazione sulla remunerazione dell'azienda - alla colonna intestata Carlo Pesenti - registra un compenso per il 2016 pari a 14,7 milioni di euro. Il manager si è messo in tasca 1,22 milioni al mese, circa 40mila euro al giorno. La remunerazione comprende 4 milioni indicati come competenza dell'esercizio 2017, 6,36 milioni "in relazione ai 26 anni di ininterrotto servizio nell'ambito dei complessivi accordi di severance con Italcementi" (alias la liquidazione dall'ex-controllata), 1,96 milioni in azioni, 1,57 milioni di compensi fissi, 9mila euro di premi per partecipazione a comitati e 234.600 euro di "benefici non monetari".  Il padre Giampiero Pesenti, presidente del gruppo, ha guadagnato invece 2,3 milioni.

Il maxi-stipendio del numero uno del gruppo andrà con ogni probabilità ad attizzare il fuoco delle polemiche in famiglia. Due delle sorelle di Giampiero hanno infatti impugnato il vecchio testamento della madre (che ha dato una lieve maggioranza all'unico figlio maschio nell'accomandita di famiglia) pretendendo che la società rimborsi a tutti i soci con un maxi-dividendo da 300 milioni la liquidità - poco meno di un miliardo - raccolta grazie alla cessione della ex-controllata nel cemento ai tedeschi di Heidelberg. Giampiero però ha detto no, cercando di riportare la pace tra i parenti con l'annuncio di una cedola da 22 milioni e di un'Opa parziale da 100 milioni sul capitale.  Tentativo per ora fallito, con tanto di pratica finita in mano a giudici e legali.

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