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Economia
Italia e Europa in declino. Si spostano gli equilibri economici

Bene ha fatto il Presidente Mattarella a spronare il Paese e a chiedergli rinnovata fiducia nel suo discorso di fine anno.

Sull’economia in particolare, anche se non è una novità, fa impressione osservare come l’Italia stia veleggiando da anni con un vento a forza zero. E sembrano di un’altra epoca ‘geologica’ i mitici anni 60 quando l’economia del Bel Paese registrava un PIL dell’8,5%. Più del Pil della Cina di oggi.

 

Molto probabilmente però un analogo discorso di fine anno (magari con differenti argomentazioni) lo avrebbero dovuto fare quasi tutti i Presidenti dei Paesi europei.

In Borsa il predominio delle big americane

Perché se è pur vero che i trend economici dei partner europei non sono tutti eguali, come pure la carenza di fiducia ( per questo dato siamo assolutamente in testa al ranking) è pur vero che la vecchia Europa non è obsoleta solo per l’età ma è pure decadente dal punto di vista economico.

 

Un’ulteriore conferma di questo declino e di come si sono modificati gli equilibri economici mondiali nasce dall’elenco annuale delle 50 imprese maggiormente quotate sul mercato borsistico.

 

Un’osservazione che quest’anno è stata maggiormente interessante a causa del terremoto provocato nel listino dall’ingresso del gigante petrolifero dell’arabia Saudita, Aramco.

 

A dicembre con una capitalizzazione di 1,7 bilioni di euro il gigante saudita ha scalzato dal primo posto Apple.

In Borsa il predominio delle big americane

In ogni caso però Aramco è un’eccezione che conferma la regola.

Il predominio del potere rimane saldamente nelle mani della tecnologia e dell’economia americana.

Apple, Microsoft, Alphabet (la capofila di Google), Amazon y Facebook. E il potere americano non è solo im ambito tecnologico. Le compagnie americane nella lista sono passate da 24 a 31.

 

Fra le 50 regine dell’economia globale 11 sono di pura tecnologia. Fa pure riflettere come, nell’elenco, siano rimaste soltanto 4 multinazionali petrolifere ( Chevron,Exxon,Royal Ducht e Shell).

Dieci anni fa erano ben 12 . I pericoli sui cambiamenti climatici provocati dai carboni fossili fanno pensare anche che i grandi investitori comincino a indirizzarsi verso imprese con alternative più pulite.

Poi nell’elenco ancora Cina, Corea, Taiwan e Giappone.

In Borsa il predominio delle big americane

E infine, impietoso, il calo dell’Europa.Sparite in dieci anni due terzi di presenze europee.

 

Nel 2009 ad esempio il Regno Unito aveva nel ranking mondiale borsistico ben 7 compagnie. La Francia e la Svizzera tre cadauna. La Spagna due, Russia , Italia e Olanda una a testa.

 

Ora nel 2019 al posto di 18 di compagnie europee se ne trovano solo 7, e nessuna coinvolta nella tecnologia del web.

Le rimaste sono le svizzere Nestlè e Roche/Novartis, la tedesca SAP, le francesi L’Orèal e LVMH e la Shell olandese.

 

E nulla sta indicare che il trend possa, purtroppo, cambiare nei prossimi anni.

 

 

 

 

 

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