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Economia
Jeep mette il turbo: vendite boom. Ecco gli effetti della cura Manley


Fiat Chrysler Automobiles in rosso stamane a Piazza Affari, col titolo che si allontana decisamente dalla soglia dei 14 euro per azione dopo risultati deludenti delle immatricolazioni in Europa a novembre (-8,1% rispetto all'anno precedente il dato medio di mercato), solo in parte dovuto all'omologazione dei dati raccolti agli standard internazionali. Preoccupano in particolare i cali a doppia cifra in Spagna e Germania, mentre sono meno pronunciate le frenate in Italia e Francia.

Al di là delle reazioni di breve termine della borsa, peraltro, gli analisti sembrano fiduciosi e pur non aspettandosi particolari miglioramenti anche nella prima parte del 2019 ricordano che il focus del gruppo è ormai principalmente sul Nord America, area da cui deriva la maggior parte dei profitti, e notano come in Europa il gruppo nei primi 11 mesi dell'anno abbia comunque immatricolato quasi 960.900 veicoli (68.700 dei quali nel solo mese di novembre), con una quota di mercato del 6,6% (del 5,9% in novembre, stabile rispetto al novembre 2017). Altro segnale positivo viene dal Regno Unito, dove il Fiat Chrysler Automobiles ha aumentato le vendite in novembre del 16,5% a fronte di un calo del mercato del 3%, vedendo così risalire la quota di mercato al 2,3% dall'1,9%.

E' però a livello di marchi che l'eredità di Sergio Marchionne emerge con maggiore chiarezza: a tirare è infatti soprattutto, se non solo, Jeep, che a novembre ha immatricolato quasi 13.800 vetture, in aumento del 29,1% su base annua, con una quota di mercato che balza così dallo 0,8% all'1,2%. A paragone nel mese gli altri marchi del gruppo segnano cali dell'11,4% per Fiat, del 47,4% per Alfa Romeo e  del 17% per Maserati, con solo Lancia positiva (+13,8%). Sugli 11 mesi le immatricolazioni di Jeep superano le 156 mila unità, addirittura il 57,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2017, record assoluto tra tutti i costruttori presenti sul mercato europeo, con una quota di mercato passata dallo 0,7% all'1,1%.

A cosa si deve il miracolo? Jeep cresce ampiamente più della media di mercato in Italia (+34,3% in novembre, addirittura +71,7% negli 11 mesi), in Germania (+9,5% e +29,9% rispettivamente), nel Regno Unito (+34,6% a novembre) e in Spagna (+87,5% nel mese, addirittura +100% da inizio annuo) grazie al successo dei modelli Renegade e Compass se la prima è stabilmente tra le top ten del proprio segmento con oltre 6.400 immatricolazioni a novembre (+11% rispetto allo stesso mese del 2017), Compass a novembre supera la soglia delle 5.700 immatricolazioni con una crescita del 71,85%.

Infine anche dall'iconica Jeep Wrangler (dalla cui versione a 5 porte è stato derivato il nuovo pick-up Jeep Gladiator, appena presentato in anteprima mondiale al Salone dell'Auto di Los Angeles e destinato ad essere lanciato nella seconda metà del 2019 sul mercato nordamericano e a inizio 2020 in Europa) arriva un contributo positivo con un incremento delle vendite del 41,8% a novembre e del 69,5% negli 11 mesi. Per Mike Manley, assurto al ruolo di Ceo del gruppo Cfa dopo la prematura scomparsa di Sergio Marchionne dopo aver saputo far rinascere proprio Jeep dalle sue ceneri, i dati odierni suonano come la definitiva consacrazione.

Il segreto di Manley (che dal 2015 ha guidato anche Ram, l'altro marchio redditizio del gruppo, ma meno internazionale) è stato quello di aver internazionalizzato il marchio Jeep, averne rilanciato la gamma con nuovi modelli e averne fatto lievitare le vendite. Una ricetta dissimile da quella originale di Marchionne che, trovandosi ad affrontare inizialmente una crisi dei mercati europei ha continuamente rinviato il rinnovo della gamma di Fiat (ridottasi sostanzialmente a Panda e 500), Lancia e Alfa Romeo, preservando risorse finanziarie ma finendo col dover cedere quote di mercato.

Difficile però, secondo gli analisti, che il nuovo numero uno di Cfa possa invertire la rotta, dato che per sviluppare più modelli per più marchi, anche sfruttando piattaforme comuni ed economie di scala, servono risorse che il gruppo italo-americano farebbe comunque fatica a raccogliere. Più probabile che prosegue la specializzazione con un marchio (Jeep) destinato a diventare il vero "cavallo di battaglia" in tutto il mondo con una gamma ricca e redditizia, mentre gli altri (Ram, Dodge, Alfa Romeo, Lancia e Fiat) finiranno col diventare produttori mono-modello, mono-segmento o mono-area geografica.

 

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