Jobs act, Confindustria sta alla finestra. Squinzi fa come San Tommaso

@andreadeugeni
Siamo ancora ai titoli e all'indice di un libro tutto da scrivere. Sembra questo il sentiment di Confindustria sulla bozza dello Jobs act presentata ieri sera dal neo segretario del Pd Matteo Renzi, una serie di capitoli su cui i Democratici devono ancora confrontarsi e che approderanno poi alla direzione del Pd il 16 gennaio. Una bozza che dovrebbe poi passare alla stesura concreta e vedere la luce entro la fine del mese.
Come la Cgil di Susanna Camusso che non si sbilancia più di tanto, dando un colpo al cerchio e uno alla botte ("avremmo sperato in una maggiore ambizione, ma è già importante avere il tema del lavoro al centro", ha detto la leader cigiellina) e attendendo di vedere i contenuti concreti del piano lavoro di Renzi per formulare un giudizio definitivo e più approfondito, anche la confederazione di Giorgio Squinzi preferisce non esporsi. Aspettando di leggere nel dettaglio le proposte del Pd per riformare il mercato del lavoro.
Certo, i titoli sono interessanti, ma la cautela è d'obbligo. Una cautela dovuta al fatto non solo che, sulla carta, dello Jobs act di concreto non c'è ancora nulla (soltanto enunciazioni di principio, inconsistenza dunque che non giustifica una presa di posizione ufficiale), ma anche al fatto che per il momento Viale dell'Astronomia preferisce stare alla finestra. Per tre motivi.

Il primo. Consapevole di essere uno dei veri aghi della bilancia dell'equilibrio di potere fra Enrico Letta e Matteo Renzi, Squinzi, rafforzando o indebolendo le posizioni dell'uno o dell'altro, non vuole di fatto decretare il vincitore nella lotta per la futura premiership, accelerando una corsa alle elezioni che pregiudicherebbe la stabilità dell'azione di governo. Comunque, un valore per la Confindustria.
Il secondo. Dopo aver sostenuto per sei mesi, quasi a spada tratta, il governo Letta, gli imprenditori sono rimasti delusi per aver poi portato a casa poco o nulla dalla legge di Stabilità. Una serie di promesse rimaste inevase, fatte da Palazzo Chigi subito dopo il patto di Genova siglato fra la Confindustria e la Triplice (Cgil, Cisl e Uil) che spinge ora Squinzi a fare ora come San Tommaso. Viale dell'Astronomia, dunque, vede con favore le buone intenzioni di Renzi e soci, ma prima di accendere il semaforo verde vuole anche vedere fatti concreti e risultati, dal suo punto di vista, più soddisfacenti.

Il terzo. Mentre i giochi sul lavoro sono ancora tutti da fare all'interno del Pd e della stessa maggioranza di governo, la confederazione degli imprenditori preferisce anche non prendere posizione per orientare il dibattito sul tema, esplicitando le proprie priorità per bocca di uno dei vicepresidenti di Giorgio Squinzi. Quel vicentino Stefano Dolcetta a cui il numero uno degli imprenditori ha affidato la delicata delega delle relazioni industriali per ringraziarlo dell'appoggio dell'operoso Nordest in occasione della sua nomina a capo della Confindustria. Una mossa che servirà a Viale dell'Astronomia per attenzionare i naviganti sui propri desiderata e costringere così gli altri attori ad appiattirsi sulle posizioni della Confindustria. Insomma, a buon intenditor...