Jobs Act, ecco che cosa cambia
Fino a tre anni di prima prima dell'assuzione, sussidi ai disoccupati legati ai contributi, per i licenziamenti possibilità di indennizzo o rientro, apertura al demansionamento e ai controlli a distanza per la sorveglianza sui dipendenti. Sono queste le linee guida del Jobs Act, che pare un passo indietro rispetto alle intenzioni. Attesa per il confronto coi sindacati...
Il documento prevede l'impegno a sostenere il governo nella messa in campo di "strumenti" per i seguenti obiettivi: una rete più estesa di ammortizzatori sociali ai precari; una riduzione delle forme contrattuali a partire dai Co.co.pro, favorendo il lavoro a tutele crescenti; servizi per l'impiego volti ad interesse nazionale e no a consorterie locali; una disciplina per i licenziamenti economici che sostituisca il procedimento giudiziario con indennizzo e non con reintegro; il reintegro resta per il licenziamento discriminante, ma ora contempla anche quello disciplinare.
Al posto dei diversi tipi di contratto il Jobs Act prevede l'introduzione del contratto "a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio". Questo significa un'apertura a un lungo periofo di prova che non necessariamente porterà all'assunzione. Restituito, al contrario delle prime ipotesi, potere alle scelte del giudice sui licenziamenti su indennizzo (fino a 24 mensilità) o reintegro nel caso il giudice accerti che la motivazione economica sia manifestamente infondata. Altra novità una disciplina delle mansioni più aperta che prevede anche la possibilità del demansionamento, cioè l'assegnamento al lavoratore di compiti di livello più basso rispetto a quelli svolti in precedenza.